La mutilazione genitale femminile (FGM) colpisce oltre 200 milioni di donne e ragazze nel mondo. In tutte le sue forme, è riconosciuta a livello internazionale come una grave violazione dei diritti umani delle ragazze e delle donne, tra cui quello della non discriminazione, la protezione dalla violenza fisica e mentale, quello relativo ai più alti standard sanitari possibili e, nei casi più gravi, il diritto stesso alla vita. Come riconosciuto dalla giurisprudenza internazionale e da vari organismi di monitoraggio delle Convenzioni internazionali delle Nazioni Unite, nonché dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, tale pratica costituisce una forma di persecuzione di genere.
Tra le persone che arrivano in Italia per chiedere protezione, le donne sono presenti in numeri sempre più significativi e come tristemente noto, costituiscono la categoria maggiormente esposta a varie forme di violenza di genere, tra cui proprio la mutilazione genitale che spesso è la causa che spinge una donna o una ragazza ad abbandonare il proprio Paese.
Moltissime donne che chiedono, ed a cui viene riconosciuta, la protezione internazionale nel nostro Paese, infatti provengono da Paesi che registrano tassi significativi di incidenza della pratica sulla popolazione femminile: ovvero la Nigeria, la Somalia, l’Eritrea, dove la pratica riguarda rispettivamente circa il 25%, l’98% e il 83% della popolazione femminile. Inoltre, va ricordato che tale fenomeno, proprio per le spesso gravi e perduranti conseguenze che la pratica può comportare, ha ripercussioni anche nei Paesi di transito e di destinazione, come appunto l’Italia.
“Parlare delle mutilazioni genitali femminili, informare e formare gli operatori e i professionisti che vengono a contatto con le donne che le hanno subite, creare una rete internazionale è l’unico modo per cercare di combattere il fenomeno ed eradicare definitivamente questa pratica, tra le più discriminatorie e disumane che una donna possa subire” ha dichiarato Helena Behr, responsabile UNHCR per il contrasto alle MGF.
L’impegno dell’UNHCR è sempre più orientato a sostenere progetti di questo tipo promossi da ONG italiane e recentemente ha avviato, insieme con l’associazione “Differenza donna”, un progetto finalizzato a fornire e disseminare materiale informativo sulle mutilazioni genitali femminili, ad accrescere l’attenzione al fenomeno e le competenze in merito, come anche a rafforzare la cooperazione tra tutti gli attori coinvolti nella identificazione e presa in carico delle vittime, facilitando l’accesso ai servizi e alla procedura di protezione internazionale. I materiali del progetto sono disponibili su http://www.differenzadonna.org/fgm/
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