L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è in allarme per l’inasprirsi delle violenze nella regione del Sahel che, nelle ultime settimane, ha fatto registrare la persecuzione di centinaia di civili innocenti, provocato la fuga di numerose persone e sta seriamente ostacolando le attività di assistenza umanitaria.
Gli attacchi condotti dai gruppi armati e la conseguente controffensiva delle forze di sicurezza hanno portato un numero ulteriore di persone a fuggire per mettersi in salvo, andando a esercitare nuove pressioni sulle comunità di accoglienza, già alle prese con enormi privazioni derivanti dalla presenza di sfollati, spesso parenti fuggiti da violenze precedenti.
L’ultimo attacco perpetrato contro il villaggio di Binedama, nell’instabile regione di Mopti, nel Mali centrale, il 5 giugno, ha provocato la morte di 26 civili.
Inoltre, il 31 maggio, gruppi armati hanno colpito un’area che accoglie rifugiati presso Intikane, nel Niger occidentale, uccidendo due rappresentanti della comunità di rifugiati e un rappresentante della comunità locale. L’aggressione ha determinato che oltre 10.000 persone fuggissero in cerca di riparo nell’entroterra, nella zona di Telemces, dove l’UNHCR e i partner hanno contribuito a fornire in tempi rapidi circa 1.180 alloggi temporanei. Tuttavia, le condizioni di vita restano “deplorevoli”, sollevando seri motivi di preoccupazione relativi ad approvvigionamento idrico e salute.
“Gli attacchi continui ai danni dei civili nel Sahel, che hanno paralizzato la vita nei paesi e nelle località a ridosso del confine, sono incommensurabili e incomprensibili. Le persone sono costrette a fuggire a più riprese e hanno disperato bisogno del nostro aiuto. Stiamo facendo tutto il possibile per assicurare loro assistenza, malgrado le difficoltà di questo periodo”, ha dichiarato Millicent Mutuli, Direttrice regionale dell’UNHCR per l’Africa occidentale e centrale, in riferimento alla pandemia da COVID-19 e ad alcune delle restrizioni derivanti dalle misure di risposta.
I rifugiati presenti nella regione Liptako-Gourma, punto di triplice frontiera in cui Burkina Faso, Mali e Niger convergono, stanno cercando di mettersi in salvo in aree anch’esse flagellate da violenze e povertà. Molti sono dovuti fuggire più volte.
In risposta alla situazione, l’UNHCR ha fornito alloggi e assistenza a oltre 25.000 famiglie e mira a concludere la distribuzione di beni di prima necessità per 16.500 famiglie entro la fine del mese. Tuttavia, le attività di assistenza umanitaria sono seriamente ostacolate dalla crescente assenza di sicurezza, dall’impatto del COVID-19 e dalla carenza di risorse adeguate.
Dall’inizio del conflitto armato, scoppiato nel Mali settentrionale nel 2011, le violenze si sono estese al Mali centrale, al Niger e al Burkina Faso.
In quella che è ormai una delle crisi che registrano un aumento delle persone in fuga tra i più rapidi al mondo, sono milioni i civili fuggiti dalle aggressioni indiscriminate perpetrate da gruppi armati, tra le quali si contano esecuzioni sommarie, la pratica diffusa dello stupro delle donne, e attacchi contro le istituzioni statali, quali scuole e strutture sanitarie.
In Burkina Faso, in particolare, il numero di sfollati interni è cresciuto dai 560.000 di inizio febbraio agli 848.000 di fine aprile, vale a dire 288.000 persone in più in circa tre mesi.
“Sul piano umanitario, nel Sahel centrale la situazione è estremamente disperata. Le famiglie sfollate vivono in aree sovraffollate, l’accesso ai servizi essenziali è ridotto al minimo e stiamo correndo contro il tempo per intensificare la risposta alle nuove esigenze, che aumentano a un ritmo più rapido di quello con cui si rendono disponibili le risorse”, ha aggiunto Millicent Mutuli.
Per dare risalto alle enormi esigenze che affliggono la regione e continuare a implementare la risposta all’aggravarsi della crisi, l’UNHCR lancerà l’appello per la crisi nel Sahel questo venerdì, 12 giugno.
Il personale dell’UNHCR impegnato nella regione, insieme ai partner e alle autorità, sta assicurando assistenza alle popolazioni in condizioni disperate, ma l’incremento dell’insicurezza e le misure anti-COVID-19 compromettono gravemente le capacità dell’Agenza di raggiungere tutti coloro che sono in stato di necessità nelle aree più remote di Burkina Faso, Niger e Mali.
Tutti e tre i Paesi dispongono di infrastrutture sociali inadeguate, pertanto assicurare alloggi, alimenti, assistenza sanitaria e approvvigionamento idrico a rifugiati e sfollati continua a costituire una priorità. Molti arrivano privi di effetti personali e sono accolti da comunità locali che, nonostante dimostrino generosità, patiscono una grave carenza di risorse e necessitano di supporto per poter sopravvivere.
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