I rifugiati siriani in Libano sono più vulnerabili che mai, stando a quanto risulta da una nuova ricerca condotta da UNHCR, UNICEF e WFP, più della metà vivono in condizioni di estrema povertà e oltre tre quarti al di sotto della soglia di povertà. La crisi dura da sette anni e per i rifugiati siriani in Libano diventa sempre più difficile far fronte alle spese quotidiane, sono più dipendenti che mai dagli aiuti umanitari, aiuti che per il 2018 sono ancora molto incerti.
La valutazione annuale delle vulnerabilità dei rifugiati siriani (Vulnerability Assessment of Syrian Refugees – VASyR) rivela che il 58 per cento delle famiglie adesso vive in condizioni di estrema povertà – con meno di 2,87 dollari statunitensi per persona al giorno. Si tratta di circa il 5 per cento in più rispetto a un anno fa. Il numero delle famiglie che vive sotto la soglia di povertà (con meno di 3,84 dollari statunitensi al giorno) continua a crescere, è il 76 per cento.
Questo significa che oltre tre quarti dei rifugiati siriani in Libano, vivono adesso con meno di 4 dollari statunitensi al giorno, e questo significa che i rifugiati hanno a disposizione risorse limitate per rispondere ai loro bisogni primari. Le famiglie rifugiate spendono adesso in media a persona solo 98 dollari statunitensi al mese – di questi 44 per il cibo.
E’ comune che si chiedano soldi in prestito per comprare del cibo, coprire le spese mediche e continuare a pagare l’affitto, quasi 9 rifugiati su 10 riferiscono di aver contratto dei debiti. Questo evidenzia quanto la maggior parte dei rifugiati siriani in Libano siano vulnerabili.
Riguardo l’insicurezza alimentare, la situazione è estremamente critica, coinvolge in diverso grado il 91 per cento delle famiglie. Le situazioni di vulnerabilità sono anche di altro tipo. Ottenere il certificato di residenza continua ad essere estremamente complicato, i rifugiati sono così sempre più esposti al rischio di essere arrestati, non possono registrare il matrimonio e trovare un lavoro è reso ancor più difficile, come anche mandare i figli a scuola o avere acceso alle cure mediche.
Tra le famiglie, solo il 19 per cento è in possesso della residenza, per tutti i componenti, percentuale in calo rispetto al 21 per cento registrato nel 2016. Ancora più allarmante è il dato, sensibilmente in aumento, delle famiglie dove nessuno dei membri è in possesso della residenza. Complessivamente, il 74 per cento dei rifugiati siriani intervistati dai 15 anni in su non ha una residenza legale in Libano.
Questa ricerca ha inoltre rilevato che solo il 17 per cento dei genitori tra i rifugiati riesce a completare tutte le fasi per la registrazione della nascita dei figli. Una percentuale ancora più alta di famiglie ha completato solo le prime due fasi della procedura – e circa tutte le famiglie (il 96 per cento) che hanno ottenuto un certificato di nascita dall’ospedale o da un’ostetrica, è grazie agli sforzi congiunti dell’UNHCR e del governo.
Considerati nel complesso i risultati della ricerca, delineano un quadro allarmante della crescita delle vulnerabilità per i rifugiati siriani in Libano. In sette anni di crisi sono più dipendenti che mai dagli aiuti umanitari – più di due terzi riferiscono di aver fatto ricorso ad una qualche forma di assistenza nei tre mesi precedenti. Opportunità di autonomia e occupazione sono estremamente limitate da un economia fortemente colpita dal vicino conflitto in Siria. I fondi esterni sono insufficienti e non al passo con le crescenti necessità. Agli inizi di dicembre 2017, è stato ricevuto solo il 36 per cento del totale dei fondi necessari per fornire adeguato aiuto umanitario in Libano.
Nel 2018 saranno necessari ulteriori 2,7 milioni di dollari americani nell’ambito del piano di risposta alla crisi in Libano. Mai come adesso, in un contesto come quello attuale, caratterizzato da impoverimento e aumento della vulnerabilità, è importante che i donatori mantengano alto il loro impegno: in questa ottica le prossime conferenze che si terranno a Parigi e a Bruxelles avranno lo scopo di mobilitare un maggior supporto all’azione di risposta umanitaria, in Libano in particolare. Questa risposta deve includere il supporto ai membri vulnerabili delle comunità locali che ugualmente soffrono della mancanza di risorse e, allo stesso tempo, prevenire tensioni sociali tra i rifugiati e la comunità libanese ospitante.
Background:
La ricerca VASyR è il quinto sondaggio di questo tipo e ha coinvolto ricercatori che hanno visitato 5.000 famiglie rifugiate selezionate in maniera casuale in 26 distretti in tutto il Libano. Si tratta di una valutazione chiave per delineare il programma di aiuto umanitario in Libano e rivelare l’andamento sociale ed economico.
Per scaricare il rapporto completo, clicca qui.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter