Siamo profondamente scioccati e rattristati dall’orrenda scoperta di ieri di almeno70 corpi all’interno di un camion abbandonato nei pressi del confine tra Austria e Ungheria. La polizia austriaca ritiene che il camion venisse dall’Ungheria e che sia entrato in Austria mercoledì notte o giovedì mattina presto, e che le vittime siano morte uno o due giorni prima. La loro identità è ancora sconosciuta, ma si presume che siano stati trasportati da trafficanti.
Dopo aver stabilito che non c’erano sopravvissuti , il camion è stato nuovamente chiuso dalla polizia ed è stato trasferito in un altro luogo per ulteriori indagini. La polizia ha contato almeno 20 corpi, ma il numero reale è probabilmente molto più alto.
Questa tragedia sottolinea la spietatezza degli scafisti, che hanno ampliato la loro attività dal Mediterraneo alle autostrade d’Europa. Ciò dimostra che non hanno alcun riguardo per la vita umana, ma ricercano solo il profitto. E mostra anche la disperazione delle persone in cerca di protezione o di una nuova vita in Europa. L’UNHCR spera che questo nuovo incidente porterà a una forte cooperazione tra le forze di polizia europee, le agenzie di intelligence e le organizzazioni internazionali per reprimere il traffico di esseri umani mettendo in atto misure per la protezione e la cura delle vittime. L’UNHCR ribadisce la sua richiesta ai paesi europei di affrontare la crisi dei rifugiati con spirito di solidarietà e di cooperazione e di fornire a coloro che cercano sicurezza in Europa delle alternative legali sicure ai pericolosi viaggi irregolari . Queste vie legali includono programmi di reinsediamento e di ammissione umanitaria e politiche dei visti e di ricongiungimento familiare più flessibili.
Questa settimana , la polizia di frontiera ungherese ha intercettato ogni giorno più di 2.000 persone che attraversavano la frontiera dalla Serbia. Mercoledì scorso la polizia ha riferito di 3.241 nuovi arrivi , tra cui 700 bambini. Quest’anno si tratta del numero più alto di arrivi in un solo giorno.
Queste persone – a maggioranza rifugiati siriani, molti dei quali donne e bambini -, arrivano in grandi gruppi di più di 200 persone, camminando lungo i binari o strisciando sotto il filo spinato, dato che i lavori per costruire un lungo muro di 175 chilometri al confine tra Ungheria e Serbia stanno continuando. La paura di essere scoperti dalla polizia porta molti di loro ad attraversare di corsa il filo spinato, provocandosi tagli e ferite. Il personale dell’UNHCR al confine riferisce che molte persone stanno arrivando su sedie a rotelle spinte dai parenti, mentre altre hanno urgentemente bisogno di assistenza medica.
La polizia porta i nuovi arrivati ad un centro di pre-registrazione a Röszke, nell’Ungheria meridionale, vicino al confine con la Serbia e a circa 184 chilometri di distanza dalla capitale, Budapest. Il centro di Röszke non offre condizioni adeguate per i richiedenti asilo, che hanno trascorso molti giorni per strada e arrivano esausti, affamati e assetati.
A Röszke, i nuovi arrivati vengono fermati dalla polizia e i loro dati registrati, prima di essere mandati nei centri di registrazione più all’interno. I richiedenti asilo sono tenuti in detenzione obbligatoria per circa 12-36 ore, e poi consegnati all’Ufficio di Immigrazione e Nazionalità per elaborare le loro domande di asilo.
I quattro centri di accoglienza ungheresi hanno una portata massima di 5.000 persone. Il sovraffollamento e le lunghe attese provocano frustrazione per i richiedenti asilo. La polizia ungherese non ha abbastanza assistenti sociali o interpreti di arabo, dari, pashto e urdo, il che rende difficile comunicare con i richiedenti asilo.
Secondo le stime ufficiali, finora quest’anno oltre 140.000 persone hanno fatto richiesta di asilo in Ungheria, rispetto alle 42.000 lo scorso anno. La maggior parte di coloro che fa domanda d’asilo proviene da Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan e comprende circa 7.000 minori non accompagnati o separati dai propri genitori.
Molti rifugiati e migranti scelgono di lasciare l’Ungheria per altri paesi in Europa. Ogni giorno fino a 500 persone dormono nelle due principali stazioni ferroviarie di Budapest, dove i volontari rispondono ai loro bisogni di base, tra cui cibo, vestiti e cure mediche urgenti, e dove le autorità cittadine danno accesso a strutture igienico-sanitarie. Per fornire a queste persone un alloggio più adeguato, le autorità cittadine hanno in programma di aprire un impianto di transito, con la consulenza tecnica dell’UNHCR.
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