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Yemen: l’intensificarsi degli scontri nel governatorato di Marib impedisce alle persone in fuga di accedere agli aiuti

23 Nov 2021

Una famiglia yemenita sfollata all'interno del paese siede fuori dal suo rifugio nel campo di Al-Suwaidan nella città di Marib, Yemen, giugno 2021. © UNHCR/Jihad Al-Nahari

L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, esprime profonda preoccupazione per l’incolumità e la sicurezza dei civili presenti nel governatorato di Marib, in Yemen, compreso oltre mezzo milione di persone sfollate. Il fronte dei combattimenti si sta spostando a ridosso di aree densamente popolate mettendo in pericolo la vita delle persone e rendendo più difficile l’accesso agli aiuti umanitari.

L’UNHCR avverte come l’ulteriore inasprirsi del conflitto non farà che incrementare la vulnerabilità delle persone – specialmente di quelle costrette a fuggire – e chiede che in Yemen sia proclamato immediatamente il cessate il fuoco. Solo una pacifica risoluzione del conflitto può porre fine a ulteriori sofferenze.

Secondo dati interagenzie, sono circa 40.000 le persone costrette a fuggire nel governatorato di Marib a partire da settembre. Il numero rappresenta quasi il 70 per cento di tutti gli sfollati presenti nel governatorato sudorientale dall’inizio dell’anno. Marib attualmente accoglie la metà delle circa 120.000 persone costrette alla fuga in tutto il Paese nel 2021.

Il nuovo esodo sta aggravando le esigenze umanitarie esistenti, facendo incrementare drasticamente il bisogno di alloggi, beni essenziali per le famiglie, acqua e servizi igienico-sanitari, istruzione, e servizi di protezione, specialmente per i bambini.

Malattie quali diarrea acuta, malaria e infezioni delle vie respiratorie superiori, sono comuni tra i nuovi sfollati. È necessario effettuare con urgenza screening per prestare assistenza sanitaria e prevenire la diffusione di malattie trasmissibili.

Le famiglie in fuga dal distretto di Sirwah sono tra le più vulnerabili. Nelle ultime settimane, molte sono fuggite dall’intensificarsi degli scontri armati che hanno portato alla chiusura di cinque centri di accoglienza gestiti dall’UNHCR. Alcune di queste erano già dovute fuggire in cinque occasioni, da quando il conflitto è esploso nel 2015.

Contemporaneamente, razzi esplosi nei pressi dei centri di accoglienza stanno provocando terrore e panico tra gli sfollati. Il caso più recente è stato segnalato il 17 novembre, quando una bomba è esplosa senza causare vittime vicino a una struttura nei pressi di Marib City. Il personale dell’UNHCR riferisce di scontri intensi in corso sulle montagne che circondano la città e che il boato delle esplosioni e degli aerei è udibile giorno e notte.

L’UNHCR rinnova l’appello alle parti in conflitto a proteggere i civili e le infrastrutture, tra cui ospedali e scuole, e le aree che accolgono sfollati.

Da quando, a settembre, è stata lanciata la nuova offensiva nel governatorato di Marib, l’UNHCR ha prestato assistenza a oltre 2.000 famiglie sfollate assicurando loro aiuti di emergenza. Finora, quest’anno, l’Agenzia ha inoltre erogato aiuti in denaro contante a oltre 66.500 famiglie. L’UNHCR sta facendo il possibile per assicurare assistenza legale in relazione a documentazione personale e alloggi, diritti fondiari e di proprietà, e sostegno psicosociale.

Allo stesso tempo, l’Agenzia sta rafforzando l’attività di protezione assicurata dalle unità mobili all’interno delle aree di accoglienza e delle città, per rilevare le esigenze degli sfollati. Il personale assicura assistenza psicologica, fornisce informazioni sui servizi disponibili, individua le persone portatrici di esigenze particolari e invia ai servizi preposti i casi rilevati affinché ricevano sostegno umanitario, che resta limitato.

 

Contatti media:

  • A Sanaa, Duniya Aslam Khan, [email protected], +967 712 225 123
  • Ad Amman, Rula Amin, [email protected], +962 79 004 5849
  • A Ginevra, Shabia Mantoo, [email protected], +41 79 337 7650
  • A Ginevra, Aikaterini Kitidi, [email protected], +41 79 580 8334

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