Dopo la formazione in Egitto, i rifugiati provenienti dal Sudan e dal Sud Sudan lavoreranno nel settore della cantieristica navale nell’ambito di un programma che crea sinergia tra opportunità di lavoro e rifugiati qualificati; altri 100 arriveranno nel corso del 2025
Con un passo innovativo, l’Italia ha accolto i suoi primi due rifugiati grazie al programma Corridoi lavorativi per rifugiati, che fornisce ai rifugiati qualificati percorsi regolari per l’inserimento lavorativo nel Paese, aiutandoli a ricostruire le proprie vite e affrontando al contempo la carenza di manodopera in Italia.
Dopo aver completato un corso di formazione specializzato in Egitto, il rifugiato sudanese Dut Dumo e il rifugiato sud sudanese Wala Tedros sono atterrati il 16 gennaio a Trieste e sono ora destinati a lavorare nel settore della cantieristica navale nella vicina città portuale di Monfalcone, sulla costa adriatica.
Poco prima di salire sull’aereo per l’Italia, Dumo ha espresso la sua felicità, dicendo: “È una sensazione molto bella. Sono molto ottimista per questa bella opportunità”.
Il programma fa parte di un approccio pionieristico volto a offrire ai rifugiati e alle imprese italiane una soluzione reciprocamente vantaggiosa. Grazie all’iniziativa, nelle prossime settimane arriveranno altri rifugiati da Uganda, Giordania e Colombia. Altri programmi di formazione saranno lanciati nel 2025, con oltre 100 rifugiati che dovrebbero arrivare in Italia entro la fine dell’anno.
L’iniziativa è promossa dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e dai Ministeri italiani degli Affari Esteri, del Lavoro e dell’Interno, insieme a partner come Talent Beyond Boundaries, Diaconia Valdese, Pathways International e altri in Italia e nei Paesi di partenza.
Un nuovo percorso di inserimento lavorativo per i rifugiati
L’iniziativa dei Corridoi lavorativi per i rifugiati mette in relazione competenze e potenziale dei rifugiati con le esigenze specifiche di lavoro delle aziende italiane. Offre ai rifugiati l’opportunità di entrare regolarmente e in sicurezza nel mercato del lavoro in Italia, evitando i pericolosi viaggi che molti sono costretti a intraprendere. Oltre all’Egitto, il programma prevede la formazione e l’impiego di rifugiati in Uganda e Giordania, con particolare attenzione ai settori navale, informatico e orafo.
Offrendo ai rifugiati la possibilità di lavorare in questi settori, l’Italia non si limita ad aiutare le persone a ricostruirsi una vita, ma affronta anche le carenze di competenze nel mercato del lavoro italiano. Questa iniziativa garantisce ai rifugiati opportunità di lavoro in linea con le loro competenze e qualifiche.
Colmare le lacune lavorative offrendo dignità e speranza
Con oltre 122 milioni di persone in fuga nel mondo, l’84% dei quali vive in Paesi a basso o medio reddito, il programma dei corridoi lavorativi per i rifugiati mira a fornire un futuro più stabile e dignitoso a coloro che sono fuggiti da conflitti e persecuzioni. Per molti rifugiati, l’impossibilità di tornare a casa e la mancanza di opportunità nei Paesi di primo asilo hanno spesso comportato viaggi pericolosi nelle mani dei trafficanti.
Offrendo un’alternativa più sicura e permettendo ai rifugiati di trovare un lavoro in linea con le loro competenze e aspirazioni, l’Italia beneficerà di una forza lavoro motivata che contribuirà a soddisfare la domanda di lavoro del Paese in settori come la cantieristica, l’edilizia e l’industria.
Grazie a una nuova legge introdotta nel 2024, l’Italia è tra i primi Paesi a creare un percorso sicuro e legale per l’ingresso dei rifugiati all’estero nel mondo del lavoro con un visto di lavoro che consente alle imprese italiane di selezionare e assumere rifugiati che hanno completato programmi di formazione all’estero, come quelli condotti in Egitto, Uganda e Giordania.
Questa nuova iniziativa fa parte di un impegno assunto dal governo italiano in vista del Global Refugee Forum, che prevede il rilascio di 750 permessi di lavoro a rifugiati e apolidi entro il 2025, e sottolinea l’impegno dell’Italia a sviluppare un modello di gestione dell’immigrazione che non solo soddisfi le esigenze economiche del Paese, ma che offra anche ai rifugiati la possibilità di ricostruire la propria vita con dignità.
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