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I residenti di Deir-ez-Zor trovano aiuto per ricostruire le loro vite

Dopo anni di scontri che hanno distrutto gran parte della più grande città della Siria orientale e costretto centinaia di migliaia di residenti a fuggire, l’UNHCR sta aiutando le famiglie a ricostruire le loro vite.

Di Vivian Tou'meh a Deir-ez-Zor, Siria  |  10 Mag 2022

Samar (all'estrema destra), vedova e madre di nove figli, è tornata dopo 8 anni nella sua casa nella città di Deir-ez-Zor e l'ha trovata gravemente danneggiata. L'UNHCR l'ha aiutata a ripararla. © UNHCR/Vivian Tou'meh

In piedi nei campi aridi sulle rive un tempo fertili del fiume Eufrate fuori Deir-ez-Zor, la più grande città della Siria orientale, un gruppo di agricoltori prova sollievo quando l’acqua di una stazione di irrigazione riparata inizia a scorrere  verso la terra. Sorrisi ed esclamazioni di “Alhamdulillah!” (Lode a Dio!) esplodono nel gruppo.

“L’acqua è la vita per noi e per il nostro bestiame”, spiega Abu Ahmed, un agricoltore di Al-Keshmah, un villaggio sulla riva destra del fiume.

L’anno scorso, il calo record delle precipitazioni ha portato alla peggiore siccità degli ultimi 70 anni in Siria. Di conseguenza circa il 40% dei terreni agricoli della Siria non ha più un approvvigionamento idrico affidabile, anche a causa dei danni subiti dai sistemi di irrigazione durante la crisi decennale del Paese,

Deir-ez-Zor e le aree circostanti portano ancora molte cicatrici della crisi. Anni di assedi e scontri hanno lasciato circa il 75% delle infrastrutture della città danneggiate o distrutte. Centinaia di migliaia di abitanti della città sono fuggiti dalle loro case durante le violenze.

Ma come l’acqua che ora torna a scorrere nei campi abbandonati intorno alla città, negli ultimi anni alcune famiglie sfollate a causa degli scontri sono tornate a ricostruire le loro vite.

Tra queste c’è Samar, 57 anni, vedova e madre di nove figli, tornata in città dopo otto anni di esilio. Quando ha visto la sua casa per la prima volta, riusciva a malapena a riconoscere ciò che ne rimaneva. Le porte e le finestre non c’erano più e il tetto e i muri erano gravemente danneggiati.

“Abbiamo dovuto coprire le finestre e le porte con teli di plastica. I bambini congelavano in inverno e dovevamo raccogliere legna da bruciare nelle serate fredde”, racconta Samar.

Come molte famiglie tornate a casa, non avevano acqua corrente né elettricità. Il lavoro e i servizi essenziali, come l’istruzione e l’assistenza sanitaria, scarseggiavano. La pandemia di COVID-19 ha portato ulteriori difficoltà, mentre la crisi economica in corso in Siria ha portato a una forte svalutazione della moneta, minando ulteriormente la capacità di Samar e di altri come lei di rimettersi in piedi.

Syria. Deir ez-Zor residents find help to rebuild lives from the city’s ruins

Gli agricoltori del villaggio di Al-Keshmah osservano l'acqua di una stazione di irrigazione riparata che inizia a scorrere verso i loro terreni a Deir ez-Zor, nella Siria orientale. © UNHCR/Vivian Tou'meh

Syria. Deir ez-Zor residents find help to rebuild lives from the city’s ruins

L'acqua sgorga da canali di cemento dopo la riparazione di una stazione di irrigazione vicino a Deir ez-zor. © UNHCR/Vivian Tou'meh

Per aiutare la città e i suoi abitanti a superare le numerose sfide che si trovano ad affrontare, l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e i suoi partner hanno istituito programmi per fornire sostegno in diversi settori, tra cui la riparazione di case e scuole e l’aiuto alle persone a riprendere i loro mezzi di sostentamento.

Quella di Samar è una delle 105 famiglie di rimpatriati a Deir-ez-Zor la cui casa è stata riparata dall’UNHCR lo scorso anno. Le pareti e il tetto della sua casa sono stati riparati, sono state montate nuove porte e finestre e sono stati installati impianti idrici e igienici.

Le riparazioni hanno dato a Samar e ai suoi figli la stabilità e il comfort di cui hanno bisogno mentre cercano di ristabilirsi.

“Mio marito ha costruito questa casa con le sue mani”, spiega Samar. “L’unica cosa che mi rende felice è che sono tornata a vivere nella mia casa e nel mio quartiere, con i ricordi della mia vita con mio marito e i miei figli”.

In altre zone della città, nell’ultimo anno l’UNHCR ha ristrutturato quattro scuole locali e ha aperto due centri comunitari che forniscono una serie di servizi di protezione e supporto come assistenza legale, consulenza, corsi di recupero e spazi condivisi dove poter lavorare e studiare. Ha inoltre installato l’illuminazione solare in diversi quartieri per migliorare la sicurezza dei residenti.

Nelle aree rurali circostanti, l’UNHCR ha fornito assistenza agricola, come sementi e fertilizzanti, per aiutare 100 famiglie a riprendere l’attività agricola. Ha anche riparato tre stazioni di irrigazione, tra cui quella di Al-Keshmah, che ora fornisce acqua a più di 1.000 acri di terreno a beneficio di circa 25.000 persone, tra cui molti rimpatriati.

Uno dei contadini di Al-Keshmah, tornato nell’area nel 2018 dopo essere stato sfollato per molti anni, ha riassunto la sensazione di essere tornato a lavorare i campi: “Abbiamo lasciato la nostra terra, ma il nostro cuore non l’ha mai abbandonata”.

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