A soli 10 anni, Lawli Ibrahim ha già affrontato sfide difficili da immaginare per un bambino della sua età. Nel 2019, quando era ancora molto piccolo, la sua famiglia è stata costretta a fuggire dalla Nigeria a causa delle violenze che stavano devastando la loro comunità. Hanno trovato rifugio in Niger, nella zona di Madaoua, a soli 20 chilometri dal confine con il loro Paese d’origine.
Una volta giunti in Niger, Lawli e la sua famiglia hanno dovuto affrontare molte difficoltà. La comunità di Madaoua, che accoglie sia rifugiati che residenti locali, si trova infatti in una situazione precaria: risorse limitate, infrastrutture inadeguate e costante incertezza sulla sicurezza. La regione è frequentemente colpita da incursioni di gruppi armati che alimentano il senso di vulnerabilità tra i rifugiati.
Per Lawli, queste difficoltà si sommano alla sua disabilità, che limita i movimenti delle sue gambe e rende difficile per lui frequentare la scuola. Per molto tempo, infatti, non ha potuto raggiungere l’aula dove si svolgono le lezioni: “Dovevo sempre contare su qualcuno per portarmi”, racconta. La sua voglia di apprendere, però, non si è mai spenta.
Il supporto dell’UNHCR: un nuovo inizio
Grazie a un programma educativo promosso dall’UNHCR, Lawli ha ricevuto un triciclo che gli permette di spostarsi autonomamente. Questa semplice soluzione ha cambiato completamente la sua vita, consentendogli di frequentare la scuola ogni giorno e di sentirsi più indipendente.
Oggi, Lawli frequenta un programma dedicato ai bambini rifugiati con bisogni specifici. Nonostante le difficoltà, si impegna con entusiasmo. “Studiare non è facile, ma so che è l’unico modo per costruire un futuro migliore,” dice con determinazione.
Il bisogno di istruzione supera ogni ostacolo
Le condizioni delle scuole nella regione, però, restano critiche. L’aula in cui studia Lawli è fatiscente, con un tetto di paglia che non offre protezione dalle piogge torrenziali o dal caldo soffocante. Spesso, le lezioni devono essere interrotte per sistemare le strutture ed evitare che crollino.
“Le nostre classi sono sovraffollate, con più di 100 bambini in uno spazio piccolo e poco sicuro,” spiega un insegnante. “Abbiamo bisogno di più aule, più insegnanti e materiali didattici.
In risposta a questa situazione, l’UNHCR e i suoi partner stanno lavorando per costruire nuove aule con materiali solidi, che offrano ai bambini un ambiente sicuro e adeguato ad apprendere. Per Lawli e molti altri bambini rifugiati, la scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma uno spazio dove sentirsi protetti, coltivare sogni e ricostruire fiducia nel domani.
La campagna #ColoriamoIlFuturo
Con la campagna #ColoriamoIlFuturo, l’UNHCR vuole contribuire ad assicurare a tutti i bambini rifugiati l’accesso all’istruzione, costruendo aule sicure, formando insegnanti e fornendo materiali didattici. Attraverso il programma Primary Impact, attivo in 26 Paesi del mondo, l’organizzazione mira a inserire oltre 250 mila bambini rifugiati in scuola primaria entro il 2027 e assicurare che altri 500 mila rimangano iscritti.
Raggiungere questi obiettivi è un passo fondamentale per spezzare il ciclo della violenza, della povertà e della disperazione che colpisce le comunità più vulnerabili.
“Con l’istruzione possiamo cambiare il nostro futuro,” dice Lawli con un sorriso fiducioso. Grazie al sostegno di chi crede nell’importanza dell’educazione, il futuro di Lawli e di tanti altri bambini rifugiati può davvero essere più luminoso.
Dona ora per aiutare bambini come Lawli a costruire il loro domani.
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