Un gruppo di bambine si raduna su un campo da basket, ridendo, chiacchierando, con borracce e quaderni tra le mani. Circondate dalla vastità del deserto del Sahara, le uniformi rosa e grigie risaltano contro le tonalità sabbiose. I loro colori vivaci contrastano il paesaggio desertico. Le studentesse della scuola primaria “Allal Ben Abdellah” fanno una pausa dalle lezioni e si divertono a centrare qualche canestro e a raccontarsi sogni e speranze per il futuro.
“Mi piacciono molto il disegno, lo sport, la lettura, la scrittura, e incontrarmi con le mie amiche a scuola”, dice Baibaha, una alunna della quinta classe, con un sorriso che non riesce a nascondere. I suoi sogni non riguardano solo sé stessa: “La mia speranza è che anche le mie amiche possano avere successo in futuro!”
Baibaha e le sue amiche fanno parte della comunità sahrawi, che da oltre 40 anni vive nel campo di Boujdour, a Tindouf, in Algeria. Le loro famiglie sono fuggite dal Sahara Occidentale durante il conflitto che è esploso a metà degli anni ‘70 e da allora sono rimaste in Algeria, lontano dalle loro terre d’origine.
La vita nel campo non è sempre facile. Le condizioni del deserto e l’accesso limitato alle risorse e ai mezzi di trasporto rendono difficile raggiungere e frequentare la scuola. Ma nonostante le difficoltà, come le temperature estive che possono superare i 50 gradi, Baibaha e le altre alunne sono determinate ad andare scuola.
L’istruzione è la loro più grande speranza
Per queste bambine, l’istruzione rappresenta una salvezza e la più grande speranza. Oltre alle lezioni di lettura e matematica, alle attività di educazione civica, arte e sport, il programma prepara gli studenti ad affrontare le sfide pratiche e ad aprire opportunità per il futuro. Per Baibaha e le sue compagne, l’istruzione offre gli strumenti per realizzare i loro sogni e aspirazioni e diventare le future leader in grado di aiutare la propria comunità.
Daduha comprende bene le sfide che queste ragazze affrontano. Come molte delle sue studentesse, è nata nel campo e ha frequentato le stesse scuole. Dopo aver conseguito il diploma di istruzione superiore nel 2003, si è dedicata con passione alla sua professione di insegnante.
“Quando sono diventata maestra, mi è piaciuto moltissimo. Ho dedicato a questa professione tutto il mio tempo e le mie energie”, racconta Daduha. “Gli studenti sahrawi sono molto appassionati e l’istruzione è importante perché contribuisce allo sviluppo dell’intera comunità…”
“Educare è, ovviamente, una professione molto complessa, ma ha un significato profondo,” conclude Daduha.
© UNHCR/Nisrine Benyahia
#ColoriamoIlFuturo: l’istruzione che fa la differenza
Il sistema educativo nel campo di Boujdour è una risorsa fondamentale per i rifugiati sahrawi. Dopo anni di dedizione, queste scuole sono diventate luoghi di speranza e di crescita, dove le bambine e i bambini rifugiati imparano a credere nei propri sogni e a lottare per realizzarli.
Il lavoro che viene svolto nelle scuole di Boujdour, come in tanti altri contesti di rifugiati, è sostenuto dal programma “Primary Impact” di UNHCR, che mira a garantire che ogni bambino, indipendentemente dalla sua provenienza, abbia accesso all’istruzione, un diritto fondamentale che può trasformare tante vite e intere comunità. Per chi è costretto alla fuga fin da piccolissimo, o chi nasce e cresce in contesti di emergenza e instabilità, la scuola rappresenta una protezione concreta contro abusi, violenze e sfruttamento.
La nostra campagna #ColoriamoIlFuturo vuole ampliare il raggio di queste opportunità, offrendo materiali didattici, costruendo aule sicure e promuovendo attività educative e ricreative per i bambini e ragazzi rifugiati. Ogni contributo può fare la differenza: 15 euro possono garantire libri e quaderni a uno studente per un intero anno scolastico, 50 euro possono contribuire alla formazione di insegnanti locali, e 100 euro possono aiutare a costruire e attrezzare una classe dove i bambini possano studiare al sicuro e al riparo dal caldo.
Insieme possiamo colorare il futuro di questi bambini.
Dona ora e unisciti a noi per fare la differenza.
© UNHCR/Nisrine Benyahia
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