Un progetto artistico online sta aiutando le donne rifugiate a superare le restrizioni imposte dalla pandemia globale per sviluppare la loro creatività e costruire la fiducia in sè stesse.
Durante la sua prima lezione online, Tasneem parlava a malapena. La 21enne è fuggita dalla Siria nel 2013 e da allora vive nel campo rifugiati di Za’atari in Giordania.
“Nella prima sessione, ha solo disegnato con una penna o una matita… Mentre andavamo avanti, ha creato una bella immagine della sua situazione nel corso della pandemia, di una ragazza che fissa una boccia per pesci rossi”, ha detto Salma. “Era una delle più tranquille, ma è fiorita e sbocciata”.
Salma ha iniziato ARTconnects nel 2017 per promuovere la coesione sociale, la tolleranza e il benessere e per riunire rifugiati, richiedenti asilo e altre persone vulnerabili. Ha insegnato workshop di arteterapia di persona in tutto il Regno Unito, e in altri paesi, fino a quando la pandemia di coronavirus ha reso impossibile viaggiare.
Dopo l’avvio del progetto online l’anno scorso, l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, si è unita a una delle prime sessioni su Zoom. Spostare il progetto online ha aperto il workshop a donne e ragazze rifugiate da paesi diversi come Bangladesh, Etiopia, Grecia, Iraq, Niger, Stati Uniti e Yemen. In un momento in cui molti si sentono isolati, i partecipanti hanno formato una comunità insolita, condividendo le loro esperienze durante l’isolamento, così come i loro dipinti, la poesia e la musica.
Salma ha detto che spostare i workshop online ha aiutato a realizzare alcuni degli obiettivi del progetto. “[Significa] che possiamo connettere persone con culture diverse in tutto il mondo per promuovere la coesione e l’apprendimento”.
Ogni workshop si concentra su un tema che viene introdotto da Salma all’inizio della sessione. Dopo aver appreso l’argomento, le donne sono incoraggiate a condividere i loro sentimenti e a parlare di come si collegano ad esso a livello personale. Salma poi le aiuta a creare opere d’arte correlate, che condividono e discutono con il gruppo. I temi chiave dell’ultimo anno sono stati il COVID-19, la salute mentale, il razzismo e la disuguaglianza. La solidarietà è un tema generale.
Tasneem ha detto che le sessioni l’hanno aiutata a capire che non era sola.
“È stato davvero fantastico sentire che puoi condividere i tuoi problemi con un’altra persona che non hai mai incontrato prima”, ha detto. “Per me, è stato come una terapia”.
Un film scaturito dal progetto, “In Solidarity; The Migration Blanket”, ha recentemente vinto il premio come miglior cortometraggio animato al Festival di Berlino. Presenta un patchwork di dipinti creati dalle ragazze e dalle donne durante le sessioni, molti dei quali rappresentano sia l’isolamento che la solidarietà durante la pandemia. Il risultato è un’opera d’arte potente e colorata fatta di pezzi individuali.
Il film sarà in tour internazionale nel corso di quest’anno, con l’obiettivo di influenzare le opinioni pubbliche sui rifugiati, così come le politiche che riguardano la loro accoglienza e trattamento.
La visione di Salma per ARTconnects deriva dalla sua lunga carriera creativa e dal suo background di crescita nella seconda città multiculturale della Gran Bretagna, Birmingham.
“Come donna di origine pakistana cresciuta in una zona interna di Birmingham, c’erano poche opportunità per me. Attraverso ARTconnects posso offrire qualcosa in cambio e creare per altre ragazze e donne l’opportunità di brillare e diventare leader a pieno titolo.
“Ogni donna ha la possibilità di essere una leader”, ha aggiunto. “Cerco di incoraggiarle e di coinvolgerle in eventi… e mi assicuro che abbiano l’opportunità di parlare”.
L’UNHCR ha recentemente avvertito che la pandemia di COVID-19 sta avendo conseguenze particolarmente pesanti sulla vita e sui diritti delle donne e delle ragazze rifugiate. Il peggioramento della povertà ha fatto crescere le tensioni nelle case e ha aumentato il rischio di violenza di genere e di matrimoni forzati. La pandemia ha anche ridotto l’accesso all’istruzione per il 90% dei bambini rifugiati, con le ragazze più grandi particolarmente a rischio di abbandono definitivo.
Per Tasneem, creare arte durante i workshop l’ha aiutata a superare le sfide dell’anno scorso e ad andare verso un futuro più luminoso. Dopo aver studiato traduzione come parte del programma di borse di studio DAFI dell’UNHCR, ora lavora come traduttrice per l’agenzia stessa.
Salma ha intenzione di continuare a tenere i workshop online, anche quando saranno permessi più viaggi e incontri di persona. Vuole portare il progetto a un pubblico più ampio e usare le opere d’arte create durante le sessioni per aiutare a cambiare la percezione negativa dei rifugiati.
Per il momento, però, guarda all’ultimo anno con orgoglio.
“Quello che abbiamo raggiunto finora è stato incredibile, date le circostanze e nonostante le sfide”.
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