Quando era ancora a Odessa, l’adolescente Daria si impensieriva per i compiti scolastici e i rapporti con la famiglia e gli amici. Dopo essere fuggita dal conflitto, esorta i suoi coetanei a non preoccuparsi delle piccole cose.
Con otto persone stipate nell’auto di famiglia, hanno trascorso più di 24 ore su strade intasate da migliaia di altre persone in fuga prima di raggiungere il confine con la Moldavia e mettersi in salvo.
Separata dal padre, dagli amici e dalla vita familiare, Daria ha vissuto nell’ultimo mese con la madre e il fratello minore in un dormitorio universitario trasformato dalle autorità in un rifugio per ucraini nella capitale moldava, Chisinau. È una degli oltre 460.000 rifugiati che hanno attraversato la Moldavia dall’Ucraina dall’inizio della guerra.
Qui Daria riflette sul recente sconvolgimento della sua vita, sui suoi effetti psicologici e sui consigli che darebbe ad altri adolescenti che non sono mai stati costretti a fuggire dalle loro case. Le sue parole sono state rielaborate per motivi di lunghezza e chiarezza.
Prima della guerra avevo molti amici. Uscivamo, facevamo i compiti insieme, andavamo a casa degli altri per il tè e ascoltavamo musica. Ci divertivamo e basta. L’atmosfera era calma e pacifica. Tutto era perfetto.
I miei problemi più grandi allora avevano a che fare con gli studi o con le discussioni con i miei amici e i miei genitori. Ora mi rendo conto che non avevo problemi seri, mi preoccupavo solo di piccole cose.
Ma quando è scoppiata la guerra, è iniziato il coprifuoco e tutti dovevano rimanere nelle loro case, non si poteva uscire. Non c’erano lezioni perché tutte le scuole erano chiuse.
Siamo partiti il giorno dopo l’inizio delle esplosioni. Quando le ho sentite per la prima volta, stavo dormendo. Pensavo che qualcuno volesse svegliarmi per andare a scuola. Invece mia madre mi ha svegliato e mi ha detto di fare in fretta i bagagli. Ho cominciato a correre per casa per prepararmi e il giorno dopo siamo saliti in macchina e siamo partiti.
Ho portato con me alcune cose, come lo shampoo e un cuscino, per sicurezza. Abbiamo preso molto cibo perché sapevamo che il viaggio sarebbe stato lungo. Ho portato con me un peluche, una piccola giraffa giocattolo.
Avrei voluto prendere più vestiti estivi, qualche gioiello, più accessori. Soprattutto avrei voluto portare con me i miei animali domestici, il mio gatto e il mio cane, perché mi mancano molto.
[Qui in Moldavia] abbiamo molto tempo libero e ci sediamo a guardare il telegiornale per vedere cosa succede a Odessa. La gente non può credere a ciò che sta accadendo lì.
Quando abbiamo iniziato a studiare online… ho iniziato a sentirmi meglio. Ti aiuta a distrarti e i compiti mi tengono occupata. Visto che non possiamo incontrarci, a volte accendiamo le telecamere solo per vederci in faccia. Tutti i miei compagni di classe sono partiti e sono andati in Paesi diversi, come la Germania, la Romania, gli Stati Uniti: ognuno ha preso direzioni diverse.
Sono in contatto con un mio amico ucraino che è scappato in Germania con la sua famiglia. Ci sentiamo quasi ogni giorno. La maggior parte delle volte parliamo della guerra, ricordiamo i bei tempi passati e cerchiamo di sostenerci a vicenda. Siamo preoccupati per gli altri amici e speriamo di vederci al più presto.
Non avevo mai pensato ai rifugiati prima d’ora, perché non era una cosa che pensavo potesse accadere a noi. Non avrei mai immaginato di vivere la guerra e di trovarmi in questa situazione.
Per me essere un rifugiato significa avere problemi a trovare cibo, un posto dove stare e vestiti. Significa anche avere problemi psicologici.
Sono sicura che avrò dei brutti ricordi di quello che è successo, anche se non voglio pensarci. Cercherò di trovare cose che mi distraggano. La prima cosa che vorrei fare [a Odessa] è andare al mare con i miei genitori e il mio fratellino. Farò una nuotata e dimenticherò quello che è successo.
Il mio consiglio ai ragazzi di altri Paesi è di apprezzare il tempo che hanno ora, la tranquillità e la pace in cui vivono, la gioia della famiglia e degli amici. Non preoccupatevi dei piccoli problemi della vita, cercate solo di apprezzare ciò che avete.
Raccontato a Charlie Dunmore e Irina Odobescu
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