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Dichiarazione dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati Filippo Grandi sulla situazione dei rifugiati eritrei nella regione del Tigray

13 Lug 2021

Rifugiati eritrei arrivano nel campo di Adi Harush, trasferiti da altri campi nel nord della regione del Tigray in Etiopia che sono stati distrutti nei primi mesi del conflitto. © UNHCR/Hanna Qassis

Sono estremamente preoccupato dalle condizioni dei rifugiati eritrei presenti nella regione del Tigray, in Etiopia. Dallo scoppio delle ostilità, a novembre 2020, hanno subìto profondamente le conseguenze delle violenze e dell’assenza di sicurezza che hanno travolto la regione, ritrovandosi vittime delle parti in conflitto. Due campi rifugiati sono stati completamente distrutti e decine di migliaia di rifugiati eritrei sono stati costretti a fuggire, ancora una volta, per salvarsi. Nel corso di questo conflitto sanguinoso abbiamo ricevuto testimonianze credibili e documentate di rappresaglie, rapimenti, violenze e arresti perpetrati contro rifugiati eritrei sulla base dell’affiliazione percepita a una o all’altra delle parti belligeranti.

Sono rimasto turbato dagli atti criminali nei confronti dei rifugiati perpetrati, soprattutto di notte, da vari attori armati nei campi di Mai Aini e di Adi Harush. Nelle scorse settimane, centinaia di eritrei sono stati arrestati nello Scirè. Abbiamo chiesto alle autorità di Macallè di fare chiarezza e di poter prestare assistenza a tutti i rifugiati e ai richiedenti asilo detenuti illegalmente, chiedendone il rilascio immediato. Inoltre, venuti a conoscenza di altre accuse estremamente serie di violenza perpetrata contro rifugiati eritrei, abbiamo esortato il Governo Federale e il Governo Regionale del Tigray ad avviare formalmente le indagini in relazione a tutte le accuse credibili.

Le violenze e le intimidazioni nei confronti dei rifugiati eritrei devono terminare. I rifugiati sono civili che necessitano di protezione internazionale e che a questa hanno diritto. L’UNHCR chiede a tutte le parti e agli attori coinvolti non solo di onorare i propri obblighi legali internazionali, inclusa la necessità di proteggere i civili, ma anche di smettere di utilizzare e manipolare i rifugiati a fini politici.

L’attenzione collettiva di tutti noi deve, invece, concentrarsi sulla necessità di assicurare loro protezione – anche da violenze, arresti e rapimenti – e di intensificare l’assistenza. Ciò significa allestire con urgenza un campo nuovo e sicuro per i rifugiati eritrei che precedentemente vivevano nei campi ora distrutti di Shimelba e di Hitsats. Significa poter accedere a carburante e liquidità utili per implementare le operazioni dell’Agenzia volte ad assicurare assistenza ai rifugiati e agli altri oltre due milioni di sfollati nella regione del Tigray. Significa ripristinare i servizi bancari essenziali, nonché le reti elettriche e di comunicazione, che, insieme alla sicurezza, sono fondamentali per intensificare la risposta umanitaria. Infine, significa riaprire gli aeroporti nello Sciré e a Macallè, nonché tutte le vie terrestri dirette al Tigray dalle regioni limitrofe dell’Etiopia affinché le agenzie umanitarie possano prestare ancor più assistenza a quanti ne hanno necessità, rifugiati eritrei e tutti i civili colpiti nel Tigray.

L’UNHCR sta intensificando la distribuzione di materiali di prima necessità e dispiegano più personale con responsabilità manageriali. Ma è urgentemente necessario che tutte le parti coinvolte proteggano i civili, inclusi i rifugiati eritrei, ed intensifichino gli sforzi per agevolare le operazioni di soccorso umanitario.

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