Viaggi irregolari, frontiere e diritti da tutelare

Su scala internazionale, negli ultimi anni le migrazioni sono aumentate per una serie di fattori, fra cui i conflitti, la globalizzazione, le crescenti disparità nelle condizioni di vita all’interno dei vari Paesi e fra uno Stato e l’altro.
I flussi di persone in movimento sono composti principalmente da chi cerca migliori opportunità lavorative o di istruzione, altri vogliono raggiungere un membro della propria famiglia, ma molti ancora fuggono dalla persecuzione, dai conflitti o dalla violenza generalizzata nei propri Paesi.

Molti di questi viaggi sono irregolari: le persone non hanno i documenti necessari, utilizzano valichi di frontiera non autorizzati o si mettono nelle mani di trafficanti che promettono di portarle a destinazione. Ma il viaggio spesso avviene in condizioni disumane, costellato di abusi e sfruttamento, e mette a rischio la vita di rifugiati e migranti.

Gli Stati percepiscono questi “flussi misti” come una minaccia alla propria sovranità e sicurezza, ma in alcuni casi questa è l’unica via di salvezza per chi fugge dalla guerra e dalla persecuzione.
Per questo l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, richiama sempre l’attenzione sulla necessità di garantire i bisogni di protezione, pur riconoscendo che i controlli di frontiera sono essenziali per contrastare il crimine internazionale, inclusa la tratta di esseri umani.
È necessario assicurare che queste misure non vengano applicate in maniera discriminatoria o sproporzionata e che non implichino il ritorno dei rifugiati in Paesi dove la loro vita o la loro libertà potrebbero essere a rischio.

I flussi misti verso l’Europa

Ogni anno centinaia di uomini, donne e bambini muoiono in mare nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa. Partono su pescherecci, barconi fatiscenti e piccole imbarcazioni. Partono dall’Africa occidentale verso le Isole Canarie, dal Marocco verso la Spagna, dalla Libia verso Malta e l’Italia, dalla Turchia verso le isole della Grecia.

Molti altri entrano nell’Unione Europea via terra, attraverso la Turchia e i Balcani, o dall’Ucraina e dalla Bielorussia.

Chi entra in Europa in maniera irregolare – senza passaporto o visto – lo fa per tanti motivi. In molti casi si tratta di migranti in fuga dalla povertà, ma c’è chi fugge da persecuzione, violazione dei diritti umani e conflitti armati. Queste persone possono essere considerate rifugiati e quindi titolari di specifici bisogni di protezione.

Per aiutare i governi a trovare soluzioni a queste sfide in maniera pratica e coerente, l’UNHCR ha iniziato a mettere in pratica il 10-Point Plan che individua aree chiave dove è necessario intervenire per gestire i flussi misti nei Paesi di origine, di transito e di destinazione.

Negli ultimi anni l’Alto Commissariato ha rilasciato raccomandazioni specifiche rivolte agli Stati dell’Unione Europea e ha invitato i Paesi membri ad intensificare gli sforzi comuni per intervenire sulla situazione dei rifugiati.