Decreti sicurezza: l’Italia si schiera di nuovo coi deboli
Decreti sicurezza: l’Italia si schiera di nuovo coi deboli
in “La Stampa” del 7 ottobre 2020
Buongiorno, Italia. È una data importante questa che segna la riscrittura dei decreti sicurezza perché, da quanto apprendiamo all'Unhcr, l'Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, l'Italia rivede la legislazione restrittiva introdotta due anni fa sulla pelle dei più disperati e si riallinea al diritto internazionale, ai diritti umani e al principio di solidarietà. Cosa cambia, a partire da adesso? Tanto per cominciare, se fosse confermato, il nuovo testo migliorerebbe gli standard di prima accoglienza, introducendo criteri più elevati per quanto riguarda la tutela della sfera privata, le differenze di genere, i minori, le persone con esigenze specifiche. Pensiamo per esempio alla separazione tra uomini e donne come a quella tra adulti e bambini, all'attenzione alle famiglie e a coloro che rischiano di subire trattamenti disumani e degradanti se rimpatriati nei Paesi di origine, pensiamo alla possibilità di convertire tutte le forme complementari di protezione in permessi di soggiorno e l'aumento della durata da uno a due anni. Pensiamo anche a come in momenti critici come quello della pandemia possano aiutare il ripristino della registrazione di residenza per i richiedenti asilo e l'accesso ai servizi essenziali mitigando il rischio di disagio, di esclusione e di contagio. Non crediamo che l'Italia sia diventata improvvisamente più buona perché non è mai stata cattiva. Il nostro Paese ha sempre vantato una rete di solidarietà e una convinzione profonda del valore del vivere civile. È accaduto invece che per lungo tempo, complice anche l'acquiescenza dei media, sia stata iniettata nel tessuto sociale la paura dei migranti e dei rifugiati, la percezione di una minaccia che però non era reale e che quando il Covid-19 si è materializzato si è mostrata per quello che era, poca cosa. Ecco, sarebbe interessante chiedere agli italiani cosa pensino dei migranti e dei rifugiati oggi, alla luce di quanto hanno passato con la pandemia, l'irruzione di un virus mortale che ha fatto esplodere le diseguaglianze e ha mostrato come una migliore integrazione possa prevenire problemi anziché generarne, a partire da quelli sanitari. È possibile che il Covid, impietoso verso i più deboli, ci abbia riavvicinato. Tutti. Ed è possibile che abbia ridotto un po' quella vocazione alla polarizzazione di cui il dibattito sui migranti e i rifugiati ha rappresentato la punta di diamante. Siamo al cambio di passo, in Italia e speriamo in Europa che in questi anni, con gli sbarchi lontani dai picchi critici del passato e dunque con le condizioni migliori, ha perso l'occasione di creare una dinamica comune e ha lasciato solo il nostro Paese a fare la sua parte. Ora la Commissione ridiscute le regole dell'asilo, aspettiamo fiduciosi: ci sono elementi positivi, ma vanno negoziati per tutelare i Paesi più esposti su cui, anche con i flussi ridotti, grava la responsabilità della prima gestione. Il bicchiere è mezzo pieno. Di certo la paura non ha portato soluzioni. Bisogna riconoscere i passi avanti segnati dalla riscrittura dei decreti sicurezza e contribuire a migliorare il processo in corso. L'Italia sta dando un segnale forte. Confidiamo nel fatto che, spinto da una nuova solidarietà europea, si riattivi un sistema di soccorso e sbarco che metta fine alle tragedie degli ultimi anni. Allora questa sarà una data ancora più importante, non solo l'oggi ma la road map di domani.
Testo raccolto da Francesca Paci