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Humanitarians at work: Le Operazioni Umanitarie nei Contesti di Emergenza

Storie

Humanitarians at work: Le Operazioni Umanitarie nei Contesti di Emergenza

14 Maggio 2025

Dietro le quinte: le operazioni di UNHCR in contesti di crisi

Nelle emergenze umanitarie, un coordinamento efficace e la tempestiva distribuzione degli aiuti possono fare la differenza tra la vita e la morte. Dietro le quinte, gli addetti alle operazioni svolgono un ruolo cruciale nel garantire che risorse essenziali come alloggi, acqua, servizi igienico-sanitari, cibo e assistenza sanitaria raggiungano chi ne ha più bisogno, spesso in contesti estremamente difficili.

In questa edizione di Humanitarians at Work, siamo felici di presentare Pankaj Kumar Singh, Senior Operations Officer dell’operazione dell’UNHCR in Sudan. Con base a Kassala, Pankaj sovrintende a un ampio ventaglio di settori tecnici e svolge un ruolo chiave nel coordinamento della preparazione e della risposta alle emergenze. Con oltre vent’anni di esperienza in operazioni umanitarie in diversi Paesi, tra cui Iraq, Siria, Somalia e Pakistan, ci offre preziose prospettive sulla complessità del fornire aiuti in situazioni di crisi.

Pankaj riflette sulle sfide del lavoro in Sudan, sull’impatto del recente blocco dei finanziamenti e sulle partnership fondamentali per la sua missione di sostegno alle popolazioni sfollate.

Perché hai scelto di diventare un operatore umanitario?

Sono diventato un operatore umanitario per servire chi è stato costretto a fuggire, alleviare le loro sofferenze e aiutarli a diventare autosufficienti. La motivazione per questo lavoro nasce dalle mie prime esperienze in Nepal, dove operavo in aree rurali e isolate e ho visto con i miei occhi come le comunità povere e marginalizzate vivessero in condizioni difficilissime per la mancanza di servizi e assistenza.

Successivamente, durante i miei studi in Australia, il mio relatore mi ha fatto conoscere il lavoro delle organizzazioni umanitarie internazionali. Condivise con me la newsletter di una ONG internazionale che spiegava le loro attività e, man mano che mi informavo, mi sono sentito ispirato a far parte di questo mondo. Era circa il 2003 e due anni dopo ho iniziato la mia carriera nel settore umanitario entrando a far parte della ONG danese Mission East in Afghanistan. 

 

Com’è la giornata tipo di un Senior Operation Officer?

In Sudan, dove la situazione è molto instabile e in rapido mutamento, la mia giornata inizia solitamente con l’analisi degli aggiornamenti sulla sicurezza e la situazione politica. Consulto varie fonti d’informazione e reports dei colleghi per tenermi aggiornato sugli sviluppi in Sudan e nei Paesi vicini, poiché possono influenzare le nostre operazioni, soprattutto considerando il continuo arrivo di persone rifugiate.

Una volta compreso il quadro della sicurezza e operativo, mi assicuro che le nostre operazioni sul campo dispongano delle forniture necessarie, come materiali per alloggi di emergenza, medicinali e prodotti WASH (acqua e servizi igienici). Mi coordino con le varie sezioni dell’UNHCR e i nostri partner operativi per garantire una risposta efficace.

Una parte fondamentale del mio ruolo è il coordinamento con i team che si occupano della distribuzione degli aiuti per la pianificazione della distribuzione eil superamentodegli ostacoli nel trasporto, affinché si possa raggiungere  chi ne ha bisogno. Inoltre, lavoro a stretto contatto con partner come il World Food Programme, l’UNICEF, l’OMS e Medici Senza Frontiere per coordinare la distribuzione degli aiuti alimentari e fornire assistenza sanitaria e nutrizionale.

Prima che iniziasse il conflitto, visitavo regolarmente le operazioni sul campo e, solitamente, trascorrevo da una settimana a dieci giorni al mese nei campi rifugiati o negli insediamenti. Tuttavia, a causa dell’insicurezza costante e delle restrizioni di accesso, è diventato difficile raggiungere alcune aree come il Darfur e il Kordofan. Nonostante questo, continuo a visitare le zone accessibili che ospitano rifugiati e sfollati interni ogni volta che è possibile, per valutare i bisogni, supportare le operazioni e interagire direttamente con le comunità colpite. 

 

Quali sono le sfide più grandi del tuo lavoro?

Una delle sfide maggiori è garantire che le operazioni sul campo dispongano delle scorte sufficienti per assicurare le attività salvavita, come alloggi sicuri, beni di prima necessità e servizi sanitari. I rischi per la sicurezza, le restrizioni di accesso e i lunghi tempi di approvvigionamento rendono difficile reperire i beni necessari, in particolare quelli importati dall’estero.

Per evitare carenze, dobbiamo pianificare con largo anticipo, a volte fino a nove o dodici mesi. Garantire una catena di approvvigionamento continua e senza interruzioni è una sfida costante in un contesto così imprevedibile. 

 

In che modo i recenti tagli agli aiuti umanitari hanno influenzato le operazioni in Sudan e quali sono le conseguenze a lungo termine?

I tagli ai finanziamenti stanno già costringendo i partner umanitari a limitare le loro attività, compromettendo interventi vitali per le persone sfollate e per le comunità che le accolgono. Sebbene l’impatto complessivo sia ancora in fase di valutazione, le prime conseguenze sui servizi fondamentali sono già evidenti.

Nel lungo periodo, la diminuzione dei fondi indebolirà la capacità del Sudan di affrontare sia le crisi attuali che quelle future. Lo sfollamento legato ai conflitti proseguira’ e, in assenza di risorse adeguate, le condizioni di vita sono destinate a peggiorare, con la conseguente perdita di vite umane.

Molte persone sfollate stanno cercando di tornare a casa, ma senza supporto per la ricostruzione delle infrastrutture, la rimozione degli ordigni inesplosi e il ripristino dei servizi di base, il loro ritorno rischia di non essere sostenibile. Se questa situazione continuera’, lo sfollamento non cessera’ e i bisogni umanitari aumenteranno con il tempo. 

 

Puoi raccontarci un’esperienza memorabile del tuo lavoro con l’UNHCR?

Uno dei momenti più memorabili della mia carriera è stato nell’agosto 2023. Con l’intensificarsi del conflitto, siamo stati evacuati e abbiamo perso l’accesso a zone cruciali come il Darfur, il Kordofan e Khartoum, dove le persone avevano urgente bisogno di aiuti.

Tuttavia, nonostante le difficoltà, siamo riusciti a consegnare aiuti umanitari nel Darfur dal Ciad. Quel momento è stato incredibilmente significativo. Non si trattava solo di fornire aiuti, ma di superare enormi ostacoli che ci impedivano di raggiungere chi, in quel momento, aveva un disperato bisogno di assistenza. È stato un momento che ha riaffermato l’importanza del nostro lavoro. 

 

Quali sono le competenze e le qualità fondamentali per avere successo nel tuo ruolo?

Nel mio ruolo, l’adattabilità è fondamentale, data la continua evoluzione del contesto umanitario. Sono altrettanto essenziali le capacità di comunicazione, di problem-solving e servono ottime relazioni interpersonali per coordinarsi con team, partner e autorità, superare gli ostacoli e garantire che l’assistenza raggiunga chi ne ha bisogno. 

 

Qual è il consiglio che daresti a chi sta iniziando la sua carriera nel settore umanitario?

Diversifica le tue competenze e impara più lingue. 

Oggi, nel settore umanitario è importante avere un profilo versatile. Ad esempio, se ti specializzi in WASH o sanità pubblica, può essere utile acquisire esperienza anche in aree come la preparazione alle emergenze, il coordinamento dei cluster o la gestione dei siti. Questa flessibilità è sempre più importante, soprattutto con i tagli ai fondi e la riduzione delle risorse, poiché ci viene chiesto di fare di piu’ con meno risorse.

Inoltre, parlare più lingue può migliorare notevolmente la tua capacità di lavorare in contesti diversi e aumentare le tue opportunità in un settore molto competitivo.

 

Se potessi inviare un messaggio ai leader mondiali sull’importanza degli aiuti internazionali, quale sarebbe?

Gli aiuti internazionali sono fondamentali perché alleviano le sofferenze delle persone costrette a fuggire e delle comunità che le ospitano. Senza finanziamenti adeguati, queste persone continueranno a soffrire e le conseguenze sulle loro vite saranno devastanti. La mancanza di fondi limita anche le possibilità che hanno di diventare autosufficienti e trovare soluzioni a lungo termine.

Gli aiuti internazionali non servono solo a fornire assistenza immediata. Svolgono anche un ruolo importante nel prevenire e influiscono sulle cause profonde delle crisi. Nel caso del conflitto in corso in Sudan, ad esempio, i governi dovrebbero promuovere un dialogo tra tutte le parti per concordare un cessate il fuoco, in modo che le agenzie umanitarie possano distribuire aiuti e le persone possano tornare a casa in sicurezza.

Affrontare queste crisi è una responsabilità collettiva, e gli aiuti umanitari non sono sufficienti. I decisori politici dovrebbero anche concentrarsi sulla prevenzione dei conflitti e sul trovare risposte concrete che mettano fine alle sofferenze.

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Grazie per essere stati con noi!

Condividete con noi le vostre riflessioni: scriveteci nei commenti cosa vi ha colpito di più del lavoro di Pankaj e sentitevi liberi di porre qualsiasi domanda sul nostro lavoro.

UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, è un’organizzazione globale impegnata a salvare vite, proteggere i diritti e costruire un futuro migliore per chi è costretto a fuggire a causa di conflitti e persecuzioni. Con oltre 20.000 operatori umanitari in tutto il mondo, lavoriamo per un mondo in cui ogni persona in fuga possa ricostruire il proprio futuro. 

 

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