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LA STORIA DI AMJAD

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LA STORIA DI AMJAD

Due anni fa, Amjad, 21 anni, ha rischiato di morire. I soldati lo hanno usato come scudo umano mentre andavano di porta in porta nel suo condominio, in cerca di combattenti dell’opposizione. Amjad dice che non ne hanno trovato nessuno. I vicini erano tutti scappati. Una volta finita la ricerca, gli hanno fatto cenno di…
18 Dicembre 2015

Due anni fa, Amjad, 21 anni, ha rischiato di morire. I soldati lo hanno usato come scudo umano mentre andavano di porta in porta nel suo condominio, in cerca di combattenti dell’opposizione. Amjad dice che non ne hanno trovato nessuno. I vicini erano tutti scappati.

Una volta finita la ricerca, gli hanno fatto cenno di entrare in un bagno poco illuminato e gli hanno sparato cinque volte. Amjad è caduto a terra coperto di sangue ma il suo fianco era rivolto all’ufficiale che gli sparava, per questo molti dei proiettili sono finiti nel suo braccio destro e solo uno nella schiena. Due soldati erano stati lasciati per dargli il colpo di grazia. L’unico motivo per cui Amjad oggi è in grado di raccontare questa storia è perchè è stato estremamente fortunato.

“Ho finto di essere morto e ascoltavo i due soldati. Dicevano ‘controlliamo se è ancora vivo e finiamolo’. Hanno aperto la porta e mi hanno visto giacere su un lato. Mi hanno preso a calci per girarmi a faccia in su. Ho trattenuto il respiro per 30 secondi, ma non potevo farlo per più tempo. Hanno detto, ‘è ancora vivo, finiamolo’. E mi hanno sparato due volte.

I proiettili hanno mancato la mia testa e sono passati attraverso la spalla. La distanza tra i proiettili e la mia testa era meno di un centimetro.

Dopo aver ricevuto le cure mediche in Giordania, sono tornato a lavorare come infermiere in una clinica sotterranea di fortuna sponsorizzata dalla Luna Rossa. Non ho combattuto e non ho curato nessun combattente, solo civili – principalmente donne e bambini. La mia necessità di cure più sofisticate mi ha spinto a lasciare. Non riuscivo a muovere in modo corretto il mio braccio destro e dovevo rimuovere gli impianti che mi erano stati messi con l’intervento chirurgico in Giordania.

Il fatto di essere stato rifugiato due volte forse mi ha aiutato a sopravvivere a questa situazione. Sono nato da una famiglia palestinese fuggita da Israele in Libano e fuggita di nuovo in Siria, in seguito ai massacri nei campi di Sabra e Shatila nel settembre 1982. Da quando avevo 14 o 15 anni, seguivo la politica, così ho scelto di studiare Relazioni Internazionali a Damasco per aiutare in futuro la mia gente”.

L’ultima volta che gli abbiamo parlato, Amjad era sulla strada per la Germania, ma si era lasciato aperte diverse possibilità: “Potrei vivere in ogni Paese, fin tanto che avrò la mia dignità”.