Victoria si rifiuta di lasciare che sia la guerra a definirla
Victoria si rifiuta di lasciare che sia la guerra a definirla

Victoria Logvinova, un'ex direttrice d'orchestra ucraina, tiene in mano una fotografia in bianco e nero di Viacheslav Serhiiovych Palkin (1935-2008), un famoso direttore d'orchestra e compositore ucraino che ha avuto un ruolo significativo nel plasmare la sua carriera musicale. Ora rifugiata in Moldavia, trova conforto nel ricordare non solo la musica, ma anche le persone che hanno plasmato il suo viaggio. © UNHCR/Cernat Corina
Quando si entra in un centro di accoglienza per rifugiati a Chișinău, la capitale della Moldavia, la prima cosa che si nota è la quiete. Non un'assenza di vita, ma un silenzio pieno d'attesa. Attesa di essere visti, ascoltati, di appartenere di nuovo.
Anche Victoria Logvinova è in attesa.
Nata a Kharkiv, in Ucraina, Victoria ha 83 anni e più di cinquanta li ha trascorsi occupandosi di musica. Direttrice d'orchestra, professoressa, una donna che ha dedicato la sua vita a dirigere orchestre e a formare generazioni di musicisti: Victoria non avrebbe mai immaginato di dover lasciare la sua casa.
Ma nel febbraio 2022 tutto è cambiato.
La tranquilla routine di Victoria è finita bruscamente quando sono iniziate a cadere le bombe. Dopo settimane di incertezza e paura, lei e sua figlia Olena hanno deciso che era troppo pericoloso restare. All'inizio di marzo, insieme ad altre migliaia di persone in fuga dall'Ucraina, hanno attraversato il confine con la Moldova, lasciandosi tutto alle spalle: la propria casa, le proprie radici e il proprio passato.

“Non avevamo scelta”, dice Victoria. "Non si trattava di scegliere di andarsene, era l'unico modo per sopravvivere".
Per una persona anziana, vivere da sfollati è molto più che perdere una casa. È perdere stabilità, familiarità e indipendenza. Ricorda la stanchezza, la paura, l'incertezza. Ma più di ogni altra cosa, ricorda le mani che l'hanno aiutata, le persone che l'hanno sostenuta. I volontari che l'hanno guidata fino a raggiungere il confine, il popolo moldavo che l'ha accolta con calore.
“Ho perso tanto, ma ho anche trovato gentilezza. La Moldova mi ha dato un posto dove sentirmi al sicuro, dove sentirmi di nuovo una persona. E per questo, le sarò sempre grata”.
Victoria e sua figlia erano tra le migliaia di rifugiati che sono arrivati in Moldova, lasciandosi alle spalle tutto ciò che conoscevano. Il Paese ha ricevuto il maggior numero di rifugiati dall'Ucraina pro capite, di cui più di 127.000 hanno scelto di restare poi nel Paese. Per sostenere i più vulnerabili, tra loro gli anziani e le persone con disabilità, l'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha lanciato un programma di assistenza in denaro solo tre settimane dopo l'inizio della guerra, garantendo ai rifugiati come Victoria la possibilità di far fronte ai loro bisogni più urgenti. Da allora, oltre 135.000 persone hanno ricevuto assistenza in denaro.
Al centro, le giornate di Victoria ora seguono un ritmo diverso. Non è più davanti a un'orchestra, ma la musica non l'ha mai abbandonata. Nei momenti di tranquillità, canticchia melodie familiari, battendo note invisibili sul bracciolo della sedia. Le sue dita continuano a dirigere, anche se solo nei suoi ricordi.

“A volte, quando chiudo gli occhi, riesco ancora a sentire l'orchestra”, dice con un sorriso dolce. "Non ho bisogno di un palco. La musica è sempre qui. Rimane sempre con me".
Alcuni giorni, Victoria condivide storie dei suoi anni con gli altri residenti del centro. Loro ascoltano, riflettono sul proprio passato, trovano conforto nei ricordi che ancora li legano.
“Abbiamo tutti perso qualcosa", dice Victoria, "ma troviamo stralci di noi stessi l'uno nell'altro".
La guerra ha tolto a Victoria la sua casa, ma non la sua storia.
“Non si smette di essere se stessi solo perché la vita cambia”, dice.
Per le persone con disabilità e gli anziani, le sfide di essere costretti a fuggire vanno oltre la perdita: includono barriere all'accesso agli aiuti umanitari, all'assistenza sanitaria, all'informazione e all'inclusione sociale.
L'UNHCR sta lavorando a stretto contatto con il governo della Moldova, con ONG come Keystone Moldova e altre organizzazioni che sostengono le persone con disabilità, per garantire che i rifugiati più vulnerabili e le comunità ospitanti ricevano il sostegno specifico di cui hanno bisogno per accedere ai servizi e ricostruire le loro vite.
Il sostegno pratico fa la differenza. I dispositivi di assistenza, dalle sedie a rotelle agli apparecchi acustici, aiutano a riacquisire la propria mobilità e l'indipendenza, mentre le cure mediche e la terapia forniscono la stabilità di cui hanno tanto bisogno.
L'accesso alle informazioni chiave è altrettanto fondamentale. Per garantire che i rifugiati con disabilità possano far valere i propri diritti, le informazioni sono rese disponibili nella lingua dei segni e in formati alternativi attraverso una linea dedicata, che ha potuto fornire assistenza personalizzata a oltre 400 persone solo nel 2024.
Al di là dei servizi, l'inclusione è dignità. Operatori umanitari qualificati stanno rafforzando i servizi per l'inclusione, aiutando i rifugiati con disabilità non solo ad accedere all'assistenza, ma anche ad affrontare la loro nuova vita con sicurezza e rispetto.
Questo sostegno, che comprende assistenza in denaro, servizi di salute mentale e aiuti mirati per i rifugiati più anziani e le persone con disabilità, viene fornito su tutto il territorio in Moldova grazie alla generosa collaborazione con la Cooperazione Italiana allo Sviluppo.
Gli sforzi congiunti per l'uso delle risorse pubbliche e private italiane svolgono un ruolo cruciale nel garantire un sostegno sostenibile e inclusivo ai rifugiati vulnerabili e alle comunità ospitanti. In particolare, il Centro di accoglienza per rifugiati di Chișinău, dove risiede Victoria, è stato trasformato in uno spazio abitativo più sicuro e confortevole grazie al contributo della fondazione Amplifon. Il sostegno della Fondazione Amplifon ha permesso la ristrutturazione completa delle aree comuni e l'installazione di dispositivi per l'accessibilità, migliorando notevolmente il benessere dei suoi residenti.
Per Victoria e molti altri rifugiati, ricominciare non significa solo trovare una casa, ma anche ritrovare la speranza. La Moldova ha dato loro speranza, ma il lavoro non è finito. Ricostruire una vita richiede tempo e la ripresa è possibile solo con un sostegno costante.
“L'odio distrugge”, dice dolcemente Victoria. "Ma l'amore ci restituisce ciò che perdiamo. L'amore ci aiuta ad andare avanti".