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Alla COP27 Grandi dell’UNHCR esorta i leader mondiali a non dimenticare le persone costrette alla fuga

7 Nov 2022

Bahadur, 60 anni, rifugiato afghano, tra i resti della sua casa dopo un'inondazione monsonica nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, in Pakistan. © UNHCR/Usman Ghani

L’Alto Commissario per i Rifugiati Filippo Grandi esorta i leader mondiali ad arginare le conseguenze umanitarie più devastanti della crisi climatica e a evitare un futuro catastrofico per milioni di persone costrette a lasciare le loro case.

“La COP27 deve fornire ai Paesi e alle comunità più esposti alla crisi climatica gli strumenti per prepararsi ai climi estremi, per adattarsi e minimizzare l’impatto dell’emergenza climatica” ha detto Grandi. “Non possiamo lasciare milioni di rifugiati e sfollati e le comunità che li ospitano ad affrontare da soli le conseguenze del cambiamento climatico.”

All’impatto degli choc climatici in tutto il mondo si uniscono i conflitti, la grave insicurezza alimentare, i prezzi in aumento e gli effetti della pandemia di COVID-19; ma coloro che sono meno responsabili della crisi climatica e meno in grado di adattarsi alle sue conseguenze ne subiscono gli effetti più gravi.

La conferenza sul clima dell’ONU di quest’anno avviene sullo sfondo di catastrofi climatiche, dalle alluvioni senza precedenti in Pakistan alla peggiore siccità degli ultimi decenni in tutto il Corno d’Africa.

In Somalia, sono circa un milione le persone costrette a fuggire a causa della siccità e della minaccia della carestia. In Mozambico, cicloni devastanti hanno colpito decine di migliaia di persone già sfollate a causa della violenza, mentre il Sud Sudan e il Sudan lottano per il quarto anno di seguito contro inondazioni senza precedenti. Più di 3,4 milioni di rifugiate e sfollati e le comunità che li ospitano affrontano le conseguenze delle recenti inondazioni catastrofiche in Nigeria, Chad, Camerun e nei paesi centrali del Sahel (Nigeria, Burkina Faso e Mali), una regione che già vive una delle peggiori crisi di migrazioni forzate del mondo.

Nell’Estremo Nord del Camerun è esplosa la violenza intercomunitaria tra allevatori, pescatori e agricoltori a causa delle scarse risorse idriche, poiché il Lago Chad e i suoi affluenti si sono prosciugati a causa della siccità. Negli ultimi mesi dello scorso anno più di 100 persone sono state uccise o ferite, e decine di migliaia hanno lasciato le loro case.

Nel frattempo, la siccità nel Dry Corridor (“corridoio arido”) dell’America Centrale ha costretto i contadini a fuggire nelle città vicine, dove sono esposti alla violenza delle gang di strada. E in altre parti della regione, come in Honduras, il cambiamento climatico è un’ulteriore causa di migrazioni forzate, con uragani sempre più forti e frequenti.

Oltre il 70% dei rifugiati e sfollati del mondo viene dai paesi più vulnerabili ai fenomeni del clima, come l’Afganistan, la Repubblica democratica del Congo, la Siria e lo Yemen. Per loro la posta in gioco è altissima, ma troppo spesso vengono esclusi dalle discussioni sulla crisi climatica.

Solo un’azione decisa e un massiccio aumento dei finanziamenti per la mitigazione dell’adattamento al clima possono alleviare le conseguenze umanitarie, presenti e future, della crisi climatica per le popolazioni sfollate e le comunità ospitanti. Gli investimenti devono essere collaborativi, inclusivi e cercare soluzioni per i più vulnerabili. I leader mondiali devono guardare a un’azione incisiva, duratura e integrata che coinvolga le comunità locali, i governi e i partner già impegnati nella lotta agli eventi climatici estremi. In alcuni contesti l’adattamento non sarà sufficiente e occorreranno altre risorse finanziarie per l’inevitabile “loss and damage”, di cui un esempio eclatante è la fuga dalle proprie case.

I timori e le soluzioni per le persone rifugiate e sfollate devono trovare posto non solo nei dibattiti come alla COP 27, ma devono ricevere un sostegno molto maggiore negli “hotspot” climatici.

Nota per la redazione:

L’UNHCR sarà rappresentato alla COP27 da Andrew Harper, Consigliere Speciale dell’UNCHR per l’azione sul clima, e dall’Ambasciatrice di buona volontà dell’UNHCR Emtithal (Emi) Mahmoud, campionessa mondiale di slam poetry ed ex rifugiata sudanese, la cui famiglia continua a essere gravemente colpita dalla crisi climatica.

Entrambi saranno presenti alla COP27 per spiegare come la crisi climatica sia causa di migrazioni forzate e renda la vita ancora più difficile ai rifugiati e a tutte le persone costrette a fuggire dalla loro terra. Ricorderanno inoltre ai leader del mondo che l’azione climatica è necessaria adesso, non da ultimo perché i meno responsabili del riscaldamento globale sono coloro che ne sono maggiormente colpiti.

Per ulteriori informazioni, incluse le interviste con Andrew o Emi, contattare:

  • A Sharm El Sheikh, Maria Rubi, [email protected], +20 128 20 37298
  • A Ginevra, Boris Cheshirkov, [email protected], +41 79 433 7682
  • A New York, Kathryn Mahoney, [email protected], +1 347 574 6552

Altre fonti:

Messaggi chiave e appello dell’UNHCR per la COP27:
https://www.unhcr.org/climate-change-and-disasters.html

Immagini:
https://media.unhcr.org/Share/cmebsh646sqa21s6m25ytr832ess81mx

Factsheet “Gender, Displacement and Climate Change”:
https://www.unhcr.org/protection/environment/5f21565b4/gender-displacement-and-climate-change.html

La poesia sul clima di Emi Mahmoud e immagini del suo lavoro con l’UNHCR:
https://media.unhcr.org/Share/kou378n3n04x4400674528etm7e86621

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