Parlando all’incontro annuale del Comitato Esecutivo dell’UNHCR, i leader delle Nazioni Unite si sono appellati affinché i Paese mettano da parte gli interessi nazionali per frenare la sofferenza su larga scala.
Ginevra – In un’ epoca di migrazioni forzate imponenti, i Paesi mettano da parte interessi nazionali per frenare la sofferenza delle persone su larga scala, hanno dichiarato oggi il Segretario Generale Ban Ki-moon e l’Alto Commissario, Filippo Grandi.
Nel suo discorso rivolto al Comitato Esecutivo, Ban ha dapprima evidenziato il fatto che il numero di persone costrette alla fuga nel mondo è più che raddoppiato – fino a 65 milioni – da quando ha preso l’incarico un decennio fa.
“I numeri sono sconvolgenti. Ogni numero corrisponde a una vita umana. Ma non si tratta di una crisi nel numero dei rifugiati, siamo di fronte a una crisi di solidarietà,” ha detto a un pubblico di rappresentanti di 98 Stati membri del Comitato Esecutivo dell’UNHCR.
“E’ necessario che gli Stati mettano immediatamente da parte i loro interessi nazionali e si uniscano per fornire una solida risposta a livello globale”
“E’ necessario che gli Stati mettano immediatamente da parte i loro interessi nazionali e si uniscano per fornire una solida risposta a livello globale”
Nel suo discorso d’apertura l’Alto Commissario per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha dipinto un quadro desolante: “I movimenti forzati delle persone sono più rapidi, su distanze più lunghe, per un numero di ragioni molto più complesso che in qualsiasi altro periodo della storia.”
Sottolineando le difficoltà dei rifugiati che fuggono dai conflitti in Siria e Sud Sudan, ha notato come la prossimità a situazioni di guerra sembra essere il principale fattore su cui sia condivisa la responsabilità di supportare i rifugiati: “Nove su dieci rifugiati sono ospitati in Paesi in via di sviluppo: l’impatto su questi Paesi e sulle loro comunità è enorme.”
Coloro che raggiungono la salvezza, sono spesso lasciati ai margini, e lottano per sopravvivere. Il supporto inadeguato fornito sia ai paesi che ospitano rifugiati e che ai paesi d’origine, insieme a minori prospettive di soluzioni, spingono sempre più persone a cercare protezione sempre più lontano – laddove il loro accesso all’asilo è spesso compromesso.
“Il diritto di asilo e i valori della tolleranza e della solidarietà, che sono alla sua base, sono minacciati dalla xenofobia, dalla retorica nazionalista e da una rappresentazione politica che lega i rifugiati all’insicurezza e al terrorismo,” ha dichiarato.
Tuttavia, questo “quadro desolato”, non descrive la situazione nel suo intero, ha detto Grandi, sottolineando che l’apprezzamento straordinario va a quei paesi d’accoglienza che “rimangono risoluti nell’estendere ospitalità, solidarietà e supporto a milioni di richiedenti asilo e rifugiati, nonostante le difficili condizioni interne.”
Ha, inoltre, sottolineato come impegni chiave siano stati presi dai 193 Stati membri delle Nazioni Unite lo scorso mese al Vertice delle Nazioni Unite su Rifugiati e Migranti, dimostrando che “le migrazioni forzate siano ormai al centro del dibattito come una delle sfide globali.
“La Dichiarazione di New York rappresenta un importante punto di partenza per un cambiamento, asserisce che la crisi dei rifugiati non può essere gestita a livello dei singoli Stati ed esorta la comunità internazionale ad adottare delle misure congiunte e di lungo termine, basate sulla solidarietà e sulla condivisione delle responsabilità,” ha detto.
In risposta a queste sfide, Grandi ha delineato una serie di aree strategiche che guidino la sua organizzazione nei prossimi cinque anni.
In primo luogo, un impegno per incorporare principi e standard di protezione internazionale al centro delle risposte a migrazioni forzate, apolidia e crisi umanitarie, “guidato da questo obiettivo fondamentale – salvare vite e proteggere i diritti.”
Una seconda area strategica consiste nel migliorare e approfondire la ricerca di soluzioni che consentano a “rifugiati, sfollati interni e apolidi di recuperare o acquisire piena partecipazione come membri della società e costruire un futuro stabile”, ha detto Grandi.
Nonostante un referendum abbia per poco respinto l’accordo di pace in Colombia, Grandi ha detto che i negoziati di pace hanno portato il Paese “sostanzialmente più vicino alla fine di uno dei conflitti più vecchi del mondo e a trovare soluzioni per quasi 7,5 milioni di persone sradicate dentro e fuori del Paese.”
In un contesto di molteplici crisi, Grandi ha detto che l’UNHCR è anche impegnato a rafforzare e ampliare la preparazione e la risposta alle emergenze, e ha messo in campo oltre 700 operazioni di emergenza nel 2015 e nel 2016.
I recenti sforzi dell’organizzazione includono: intensificare le risposte alle migrazioni forzate dal Sud Sudan e nel Paese stesso – dove la ripresa dei combattimenti da luglio di quest’anno ha portato il numero totale di rifugiati sudsudanesi nella regione a più di un milione – e in Iraq, dove l’UNHCR e i suoi partner si stanno preparando per spostamenti su larga scala legati agli sviluppi militari a Mosul e nei dintorni.
L’UNHCR è anche impegnato a garantire l’impegno di attori per lo sviluppo per affrontare migrazioni forzate e apolidia, un’area questa in cui Grandi individua significativi progressi quest’anno.
Notando un crescente consenso sul fatto che gli investimenti per lo sviluppo debbano svolgere un ruolo centrale nell’affrontare le cause delle migrazioni forzate e porre le basi per soluzioni, ha detto che l’UNHCR ha rafforzato la sua collaborazione con la Banca Mondiale.
“Questo è un momento in cui si presenta un’opportunità storica, che dobbiamo cogliere collettivamente e tradurre in azioni concrete.”
Ha descritto come “vero cambiamento radicale” il nuovo strumento di prestito globale, lanciato recentemente dalla Banca Mondiale a New York e progettato per estendere la modalità di finanziamenti agevolati ai Paesi a medio reddito che ospitano grandi popolazioni di rifugiati.
Sforzi importanti saranno anche dedicati a garantire accesso all’istruzione e opportunità di reddito alle persone sfollate. A livello mondiale, più della metà di tutti i bambini rifugiati in età scolare non va a scuola, e in troppi Paesi, gli ostacoli all’accesso ai mezzi di sussistenza e al mercato del lavoro provocano una situazione di dipendenza prolungata per i rifugiati.
“Con il giusto contesto politico, anche attraverso l’accesso all’istruzione, la libertà di movimento, e le opportunità di sostentamento, e con opportuni investimenti per lo sviluppo, rifugiati e sfollati possono contribuire alle comunità che li ospitano, e diventare risorse socio-economiche.”
L’UNHCR prevede, inoltre, di lavorare in modo più sistematico in tutte le fasi dei movimenti delle persone, ha detto Grandi, anche attraverso un impegno più prevedibile e decisivo rispetto agli sfollati interni.
“Questo è un momento in cui si presenta un’opportunità storica, che dobbiamo cogliere collettivamente e tradurre in azioni concrete a sostegno dei rifugiati, delle comunità e degli Stati che li ospitano”.
Nonostante aumenti sostanziali nei budget annuali dell’UNHCR per rispondere alle crisi degli ultimi cinque anni, Grandi ha osservato che i fondi disponibili per il 2016 attualmente si attestano a 3.76 miliardi di dollari statunitensi – solo il 50 per cento del totale richiesto.
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