L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta lavorando con governi e partner umanitari in Mozambico, Zimbabwe e Malawi per fornire assistenza ai sopravvissuti del ciclone tropicale Idai che, il 14 e il 15 marzo, si è abbattuto sulle coste orientale dell’Africa meridionale.
L’UNHCR sta inviando i team di risposta alle emergenze, mettendo a disposizione la propria esperienza e gli operatori, e distribuendo aiuti alle persone colpite da un disastro che non ha precedenti nella storia recente della regione.
L’impegno dell’UNHCR vuole essere una manifestazione di solidarietà verso gli abitanti di quella regione che, per decenni, hanno accolto i rifugiati e condiviso le loro già limitate risorse.
I team dell’UNHCR sosterranno gli sforzi in corso per rispondere alle urgenti necessità di salvare la vita delle persone colpite, inclusi i rifugiati.
L’Agenzia ONU per i rifugiati sta allestendo rifugi di emergenza e distribuendo articoli di primo soccorso provenienti dai magazzini dislocati a livello globale, nel tentativo di aiutare circa 30.000 persone in gravi difficoltà, compresi i rifugiati nello Zimbabwe, le comunità che li ospitano, e la popolazione locale costretta a fuggire a causa del ciclone.
La popolazione colpita ha estremo bisogno di articoli di prima necessità, cibo, cure mediche e ripari. Tra gli aiuti da distribuire ci sono: tende per famiglie, teloni impermeabili, materassi, set da cucina e utensili, taniche, secchi, zanzariere, lampade solari e sapone.
In Mozambico, il Paese più colpito, il governo ha indetto lo stato di emergenza nazionale, con un numero di vittime presumibilmente superiore a 1.000, ben oltre le 242 inizialmente dichiarate. Attualmente il Paese ospita circa 25.000 rifugiati, che fortunatamente non sono stati colpiti dal ciclone.
In Zimbabwe, il governo ha dichiarato lo stato di calamità. Stando a quanto si sa, le vittime del ciclone ammontano a 104. Si ritiene inoltre che siano due i distretti gravemente colpiti, tra cui il distretto di Chipinge, che ospita il campo di Tongogara. Lì vi risiedono attualmente circa 13.000 rifugiati, molti dei quali hanno riportato danni, ma nessuno ha perso la vita.
L’UNHCR sta effettuando rapide valutazioni nel campo di Tongogara per determinare l’entità dei danni; in base alle informazioni disponibili, si calcola che 2.000 case di rifugiati, costruite principalmente con mattoni di fango, sono state completamente o parzialmente danneggiate. Più di 600 latrine sono state distrutte e si teme che l’acqua del pozzo sia contaminata a causa delle inondazioni. Esiste il pericolo reale di un’epidemia di malattie trasmesse dall’acqua.
Anche le comunità che ospitano i rifugiati sono state colpite; si stima che 100.000 cittadini dello Zimbabwe residenti nel distretto di Chipinge, tra cui circa 20.000 residenti nei pressi del campo per rifugiati, abbiano bisogno di assistenza umanitaria salva-vita.
Anche in Malawi il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale e si contano 84 vittime. Sono almeno 15 i distretti e due le città danneggiati, con circa 840.000 persone in tutto il Paese colpite dalle inondazioni.
Circa 94.000 persone sono fuggite dalle proprie abitazioni e hanno trovato riparo in campi improvvisati per sfollati interni. Gli insediamenti di rifugiati in Malawi non sono stati colpiti direttamente.
Più di 4.400 cittadini mozambicani, tra cui donne e bambini, sono stati costretti a cercare riparo nel distretto di Nsanje, nel Malawi. L’UNHCR assiste sia i nuovi arrivi dal Mozambico che le comunità di accoglienza del Malawi.
L’UNHCR ha un’esperienza decennale nella risposta tempestiva alle emergenze umanitarie riguardanti i rifugiati di tutto il mondo.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter