I combattimenti violenti hanno ridotto Aleppo in rovina, ma con il giusto aiuto le persone che vi hanno fatto ritorno sono determinate a ricostruirla.
Le strade intorno al borgo medievale della città d Aleppo portano ancora le cicatrici dei lunghi anni di guerra che hanno ridotto la città ad un cumulo di macerie. Da una stradina secondaria arriva il crepitio dell’olio e l’aroma dell’agnello grigliato – un segno che la vita normale è pronta a ricominciare.
La famiglia di Abu Ahmad vende spiedini grigliati a visitatori e turisti nel suo negozietto all’ombra della città vecchia da più di mezzo secolo. Il nome dell’attività di famiglia è già emblematico, “Al Shawa”, che in arabo vuol dire “maestro della griglia”, Abu Ahmad è stato costretto ad abbandonare il suo paese quattro anni fa durante i combattimenti più cruenti.
“L’attività va ancora a rilento, ma l’orgoglio per l’impresa di famiglia mi spinge a riaprire i battenti non appena sarà sicuro” ci spiega Abu Ahmad. Con gran parte della città senza energia elettrica, per ora può cucinare solo all’esterno su una griglia di fronte al suo negozio ormai distrutto.
Aleppo era la città più popolata della Siria prima dell’inizio della guerra.
Con una popolazione di oltre quattro milioni di persone Aleppo prima dell’inizio della guerra era la città più popolata della Siria e il principale centro economico del paese. Anni di violenti combattimenti hanno lasciato solo macerie, distruggendo infrastrutture, scuole, ospedali e costringendo migliaia di persone a fuggire dalle loro case.
Dall’inizio del 2017, si stima che circa 440.000 persone costrette ad abbandonare il paese abbiano fatto ritorno nella citta di Aleppo e nelle aree circostanti, altre 300.000 persone siano tornate ad Aleppo Est, centro dei combattimenti più cruenti del conflitto siriano.
Molte delle persone che hanno fatto ritorno in città, hanno vissuto per anni lontano da casa e adesso tornano nelle case distrutte dalla guerra, senza elettricità e acqua potabile perché non hanno altra scelta. Lo scenario complessivo del paese resta drammatico. Sono oltre sei milioni i siriani costretti ad abbandonare le proprie case, di questi un milione solo lo scorso anno.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati e le altre organizzazioni partner stanno fornendo assistenza a tutte le persone che hanno deciso di ritornare ad Aleppo dopo la fine dei combattimenti. Gli aiuti comprendono la distribuzione di materiale edile per ricostruire le case, la presenza di cliniche mediche mobili, la distribuzione di coperte e materassini e il supporto e l’assistenza legale per ottenere certificati di nascita e altri tipi di documenti.
I quartieri maggiormente colpiti di Aleppo Est, secondo le testimonianze dei residenti, sono infestati dai topi e questo costituisce un grave rischio per la salute delle persone. “I nostri bambini hanno paura di uscire di casa per colpa dei topi,” ci dice uno dei residenti.
L’UNHCR sta collaborando con l’organizzazione locale “Namaa” per fornire ai residenti pesticidi e attivando misure preventive e indicazioni su come fronteggiare il problema.
Un’altra difficile sfida in Siria riguarda la presenza di un gran numero di bambini che non vanno a scuola. Si stima che una cifra pari a 1.75 milioni di bambini in età scolare non frequenti una scuola e un ulteriore 1.35 milione a rischio di abbandono scolastico.
Abdullah ha 17 anni e viene da Al-Hader una città nel distretto rurale a sud di Aleppo, non è riuscito a frequentare la scuola per due anni quando i combattimenti violenti hanno fatto sì che le scuole della zona rimanessero chiuse. “Voglio solo finire i miei studi per poter avere un buon lavoro e una vita dignitosa” ci racconta.
Un amico gli ha parlato di uno dei 15 centri finanziati dall’ UNHCR ad Aleppo Est che offrono corsi di recupero in matematica, fisica e biologia per aiutare gli adolescenti a prepararsi agli esami della scuola superiore.
Per tre mattine a settimana, Abdullah intraprende un viaggio di due ore con un minibus diretto in città per seguire i corsi e spera che per la fine dell’anno riuscirà a passare gli esami. “Dopo aver perso due anni, ho avuto tante difficoltà soprattutto in matematica, avevo bisogno di qualcuno che mi desse ripetizioni perché i miei genitori non erano in grado di seguirmi in queste materie”.
Mentre ad Aleppo i combattimenti sono cessati, per le persone che stanno pian piano ritornando in città rimane la consapevolezza che ci vorranno molti anni prima che la normalità venga ristabilita.
In piedi fuori dal suo negozio vuoto infilzando cubetti d’agnello sul bastoncino di legno Abu Ahmad ci saluta con la mano dalla sua casa distrutta circondata da ciò che resta della città antica. “Distruggere è semplice, ma ricostruire è difficilissimo ci vorranno anni prima che Aleppo ritorni quella che era”.
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