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‘Combattere per il mio diritto all’istruzione mi ha spinto a promuovere diritti uguali per tutti’

Ispirata dagli ostacoli che ha incontrato, un’attivista congolese lavora per migliorare i diritti delle donne costrette a fuggire nell’est della RDC.

Di Sanne Biesmans a Beni, Repubblica Democratica del Congo  |  8 Apr 2021

Charmante, 16 anni, siede nella casa di famiglia a Mangina, Repubblica Democratica del Congo. © UNHCR/Sanne Biesmans

Quando Mapenda Lenganaiso, 24 anni, ha finito la scuola secondaria, voleva studiare informatica all’università. Ma i suoi genitori pensavano che dovesse invece sposarsi.


“Ho insistito per mesi finché mio padre non ha ceduto”, ricorda, aggiungendo che suo fratello maggiore era già all’università.

La sua esperienza le ha fatto capire che altre ragazze si trovavano in una situazione simile, motivandola a far sentire la propria voce per promuovere pari opportunità tra uomini e donne.

“Ho iniziato a sostenere una maggiore uguaglianza tra ragazzi e ragazze. Volevo incoraggiare le ragazze a far sentire la propria voce”, aggiunge.

Mapenda aiuta donne e uomini a diventare attori del cambiamento nella provincia del Nord Kivu della Repubblica Democratica del Congo (RDC), dilaniata dal conflitto, attraverso un’iniziativa per i diritti delle donne a Beni – Solidarité des Associations Féminines des Droits de la Femme (Solidarietà delle associazioni femminili per i diritti delle donne o SAFDEF).

“Nella nostra tradizione, gli uomini vengono prima delle donne e sono loro a prendere le decisioni in casa e sul lavoro”, spiega. “La visibilità e l’esperienza che ho acquisito lottando per il mio diritto all’istruzione mi ha spinto a superare le barriere e i limiti che promuovono la disuguaglianza per le ragazze. Ma alla fine combatto per promuovere diritti uguali per tutti”.

“Volevo incoraggiare le ragazze a far sentire la propria voce”.

Nella RDC orientale, i diritti di base non sono un dato di fatto, poiché le continue ondate di conflitto, spesso commesse da milizie armate, hanno causato massicce migrazioni forzate e violazioni dei diritti umani per milioni di persone. Le relazioni di potere diseguali nell’accesso alle risorse espongono le donne e le ragazze a rischi come rapimenti, matrimoni forzati, violenza di genere e stupri.

© UNHCR_Sanne Biesmans

Mapenda (a sinistra), chiacchiera con le donne sfollate a causa del conflitto, che attualmente vivono in case fornite dall'UNHCR a Mangina, Repubblica Democratica del Congo. © UNHCR/Sanne Biesmans

RDC © UNHCR_Sanne Biesmans

Esperance (a sinistra), lavora in un'organizzazione locale a Mangina, nella Repubblica Democratica del Congo. Sta parlando con una donna sfollata che vive in un alloggio fornito dall'UNHCR. © UNHCR/Sanne Biesmans

UNHCR_Sanne Biesmans

Esther, 39 anni, è seduta con suo marito Antoine, 40 anni, e il loro bambino fuori dalla loro abitazione a Beni, Repubblica Democratica del Congo. © UNHCR/Sanne Biesmans

L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, sta lavorando con diverse iniziative basate sulle comunità come il SAFDEF per rafforzare la situazione dei diritti umani nelle comunità colpite dal conflitto.

“Lavorando sulle capacità esistenti, le comunità possono portare soluzioni locali alle sfide locali”, dice Jackie Keegan, il capo dell’ufficio dell’UNHCR a Goma.

Mapenda spiega che la maggior parte delle famiglie dà la priorità all’istruzione per i ragazzi, mentre ci si aspetta che le ragazze rimangano a casa a coltivare la terra, raccogliere l’acqua, cercare la legna da ardere e cucinare per la famiglia. Questo riduce le loro possibilità di frequentare la scuola e di avere successo a livello professionale. Tristemente, colpisce anche la loro capacità di svolgere un ruolo cruciale nell’istruzione dei figli, perpetuando così il ciclo dell’analfabetismo, dell’ignoranza e della povertà, ed esponendole anche a varie forme di abuso e violenza.

Charmante aveva solo 15 anni quando un gruppo armato ha attaccato la sua città natale di Oicha nel dicembre 2019. Suo fratello è stato ucciso mentre lavorava nella fattoria di famiglia e un vicino è stato decapitato, costringendo la sua famiglia a fuggire a piedi. Hanno trovato rifugio nella città di Mangina, a oltre 50 chilometri di distanza.

La famiglia lotta ancora per sbarcare il lunario, non avendo accesso ai campi che erano la loro unica fonte di reddito. Il padre di Charmante esce ogni giorno per cercare lavori saltuari e anche lei deve lavorare come bracciante nei campi di altri per mantenere la famiglia. Non ricevere un’istruzione la espone ad un rischio maggiore di sfruttamento sessuale e riduce le sue possibilità future di avere un reddito stabile e di vivere una vita dignitosa.

Grazie a una borsa di studio offerta da SAFDEF, lei e altre 74 ragazze a rischio vanno a scuola e potranno completare la loro istruzione secondaria.

“Sogno di diventare un medico per poter salvare delle vite e prendermi cura dei miei genitori e di mia sorella”, dice con un sorriso.

SAFDEF rafforza la mascolinità positiva e i ruoli di leadership delle donne nelle aree di conflitto, formando sia uomini che donne per fermare le norme sociali negative e gli stereotipi che mettono le donne e le ragazze in una posizione di svantaggio socio-economico. L’anno scorso, l’organizzazione ha aiutato 31 donne e ragazze che lavoravano come lavoratrici del sesso a iscriversi ad una formazione professionale. Molte ora lavorano come sarte, parrucchiere ed estetiste.

Esperance è una delle beneficiarie della formazione sulla leadership femminile e lavora in un’organizzazione locale di base che rafforza i diritti umani a Mangina, dove vivono migliaia di famiglie sfollate come quella di Charmante. Essendo l’unica donna nel suo team, pensava che fosse normale che solo gli uomini prendessero decisioni.

“Dopo la formazione, ora mi rendo conto che anche le mie opinioni contano”, dice. “Capire le vulnerabilità delle donne rende più facile affrontarle. Più le donne vengono ascoltate, più credono nei loro ruoli e capacità di leadership”.

“Se una persona impara che gli uomini e le donne sono uguali, c’è la speranza che il resto della comunità la segua”.

Antoine Mapendane, 40 anni, ha recentemente partecipato a una formazione sulla mascolinità positiva, che gli ha insegnato comportamenti sani che rafforzano la parità tra uomini e donne.

“Prima ero io a prendere tutte le decisioni, ma ora io e mia moglie le prendiamo insieme. La aiuto anche nelle faccende domestiche, cosa che prima era impensabile”, dice, aggiungendo che alcuni uomini della comunità hanno iniziato a seguire il suo esempio.

“Cambiare una comunità richiede tempo”, dice Mapenda. “Ma se una persona impara che uomini e donne sono uguali, c’è la speranza che il resto della comunità la segua”.

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