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La fiamma della speranza: Chiara Cardoletti porta la torcia olimpica a Roma il 7 dicembre

Storie

La fiamma della speranza: Chiara Cardoletti porta la torcia olimpica a Roma il 7 dicembre

10 Dicembre 2025
Chiara Cardoletti tedofora per l'UNHCR per il viaggio della fiamma olimpica, Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026

Chiara Cardoletti tedofora per il viaggio della fiamma olimpica, Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026

Il 7 dicembre 2025, la fiamma olimpica ha attraversato Roma illuminando non solo il percorso verso i Giochi Olimpici Invernali di Milano–Cortina 2026, ma anche il cammino della pace e della solidarietà. Tra i portatori della torcia anche Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, designata ufficialmente per partecipare alla staffetta nella tappa romana.

Per l’UNHCR, questo momento assume un significato profondo. La presenza dell’Agenzia in una delle cerimonie più iconiche del movimento olimpico è infatti un riconoscimento del ruolo che lo sport riveste nella vita delle persone costrette alla fuga, oltre che dei valori universali di pace, inclusione e unità che guidano l’operato dell’Alto Commissariato.

“Essere Tedofora per la Tregua Olimpica e portare la fiamma è un onore che accetto a nome di tutte le persone rifugiate, con la speranza che la luce che essa diffonde possa illuminare anche la strada della pace, della solidarietà, dell’accoglienza e della dignità per chi è stato costretto a fuggire da guerre e violenze”, ha dichiarato Cardoletti.

La cerimonia di Roma si svolge in un contesto globale complesso. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha recentemente adottato la risoluzione sulla Tregua Olimpica per i Giochi di Milano–Cortina 2026, un richiamo alla cooperazione internazionale e al dialogo in un momento in cui nel mondo infuriano 120 conflitti e 117 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case.

La Tregua Olimpica invita gli Stati membri a sospendere le ostilità durante i Giochi, riaffermando l’ideale che lo sport possa creare spazi di incontro e di pace anche nei periodi più difficili. La partecipazione dell’UNHCR alla staffetta della fiamma rafforza questo messaggio: la pace è la condizione essenziale per proteggere chi fugge da violenze e persecuzioni.

Per milioni di rifugiati nel mondo, lo sport rappresenta molto più di un’attività ricreativa. Praticare sport significa ritrovare un ambiente sicuro e solidale, rafforzare la salute mentale e fisica, recuperare autostima e fiducia, sviluppare competenze e resilienza, e riconnettersi con una comunità dopo le fratture causate dalla fuga.

“Per me, il fatto che l'UNHCR porti la torcia olimpica è un messaggio rivolto a tutte le persone sfollate: siete visibili, siete apprezzati e il vostro percorso è importante. Questa torcia è una luce per tutti noi.” Hadi Tiranvalipur, atleta olimpico rifugiato .Parigi 2024.

È anche grazie a questa consapevolezza che, nel 2016, l’UNHCR e il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) hanno dato vita alla prima Squadra Olimpica dei Rifugiati, composta da 10 atleti che hanno gareggiato ai Giochi di Rio, diventando un simbolo globale di determinazione e speranza. Da allora, la squadra è cresciuta: a Tokyo 2020 hanno partecipato 29 atleti, mentre a Parigi 2024 erano 36, provenienti da 11 Paesi diversi. Per la prima volta, alle Olimpiadi di Parigi del 2024 hanno gareggiato anche due atleti rifugiati residenti in Italia, dimostrando come il nostro Paese possa offrire opportunità concrete di inclusione attraverso lo sport.

Anche il movimento paralimpico ha visto un’evoluzione significativa, passando da 2 para -atleti rifugiati a Rio 2016, 6 a Tokyo 2020 e 10 a Parigi 2024, tra cui per la prima volta un rifugiato residente in Italia.