Il rapporto Turn the Tide: Refugee Education in Crisis evidenzia come, nonostante gli sforzi dei governi, dell’UNHCR e dei suoi partner, l’iscrizione dei bambini rifugiati a scuola non riesca a tenere il passo con la crescente popolazione di rifugiati. A fine 2017, si calcolavano oltre 25,4 milioni di rifugiati nel mondo, di cui 19,9 milioni sotto il mandato dell’UNHCR. Più della metà, il 52%, erano minori e tra questi 7,4 milioni erano in età scolare.
“L’istruzione è un modo per aiutare i bambini a guarire, ma è anche la chiave per ricostruire il loro Paese”, ha affermato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Senza istruzione, il futuro di questi bambini e delle loro comunità sarà irrimediabilmente danneggiato”.
Con l’età, il divario aumenta. Quasi due terzi dei bambini rifugiati che frequentano la scuola elementare non continuano gli studi. In totale, il 23% dei bambini rifugiati frequenta la scuola secondaria, rispetto all’84% dei bambini su scala globale.
Per quanto riguarda l’istruzione superiore, la situazione è particolarmente critica: se nel mondo l’iscrizione scolastica a tale livello è pari al 37%, nel caso dei rifugiati la percentuale scende all’1%, una cifra che nel corso degli ultimi tre anni non è cambiata.
“La scuola è il primo posto in cui i bambini rifugiati trovano una qualche normalità dopo mesi, se non addirittura anni”, aggiunge Grandi. “Sulla base dei modelli attuali, se non vengono effettuati investimenti urgenti, altre centinaia di migliaia di bambini diventeranno parte di questi dati allarmanti”.
Il rapporto mette in evidenza i progressi compiuti da coloro che hanno sottoscritto la Dichiarazione di New York per i Rifugiati e i Migranti, impegnandosi a garantire l’iscrizione a scuola di 500.000 bambini rifugiati senza istruzione nel 2017. Sollecita inoltre a far di più per consentire a tutti i rifugiati di beneficiare dell’istruzione di qualità che meritano.
Il rapporto invita i Paesi che accolgono bambini rifugiati ad iscriverli nei sistemi scolastici nazionali, con programmi di studio adeguati, per tutta la scuola primaria e secondaria, affinché possano ottenere un titolo valido per proseguire gli studi universitari o per intraprendere un percorso di formazione professionale superiore.
Nel rapporto viene anche ricordato che i Paesi nelle regioni in via di sviluppo ospitano il 92% dei rifugiati in età scolare a livello globale e necessitano di un maggiore sostegno finanziario da parte della comunità internazionale.
Infine, il rapporto invita a instaurare partnership più solide con il settore privato, le organizzazioni umanitarie e per lo sviluppo e i governi per incrementare le soluzioni sostenibili per l’istruzione dei rifugiati.
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La versione integrale del rapporto Turn the Tide: Refugee Education in Crisis in inglese è disponibile qui.
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Turn the Tide: Refugee Education in Crisis è il terzo rapporto annuale sull’istruzione dell’UNHCR. Il primo, Missing Out, è stato pubblicato in occasione del Summit dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per i Rifugiati e i Migranti svoltosi nel settembre 2016. Sollecitava i donatori a fornire finanziamenti pluriennali e sicuri a sostegno dell’istruzione dei rifugiati. Il secondo, Left Behind, è stato pubblicato nel 2017 e ha evidenziato il divario tra le opportunità di cui beneficiano i bambini rifugiati e i loro pari non rifugiati e invitava a considerare l’educazione come un elemento fondamentale per rispondere alle emergenze dei rifugiati.
Il rapporto contiene una prefazione di Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e le osservazioni finali dell’Inviata Speciale dell’UNHCR Angelina Jolie.
L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, guida l’azione internazionale volta alla protezione delle persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa di conflitti e persecuzioni. Fornisce assistenza salva-vita come alloggi, cibo e acqua; contribuisce a salvaguardare i diritti umani fondamentali e sviluppa soluzioni che garantiscano alle persone un luogo sicuro che possano chiamare casa e dove possano costruire un futuro migliore. Si adopera inoltre per garantire che gli apolidi possano ottenere una cittadinanza.
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