Questa è una sintesi delle dichiarazioni rilasciate oggi da Andrew Harper, Consigliere Speciale dell’UNHCR sull’azione per il clima – a cui possono essere attribuite le parti di testo virgolettate – durante il briefing alla stampa tenutosi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, lancia oggi un allarme poiche’ il protrarsi delle inondazioni in Sud Sudan con tutta probabilità aggraverà l’esodo in corso quando a maggio inizierà la stagione delle piogge; e’ urgente agire per proteggere popolazioni già vulnerabili.
Il Sud Sudan – un Paese fragile che fatica a risolvere le proprie criticità politiche ed economiche da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 2011 – nel 2021 ha registrato le peggiori inondazioni di sempre. Secondo l’OCHA, sono più di 835.000 le persone che ne hanno subito l’impatto.
La quantità record di precipitazioni registrate negli ultimi tre anni e le esondazioni dei fiumi hanno allagato migliaia di ettari di colture in otto Stati e impedito alle persone di coltivare. Si stima che quasi 800.000 capi di bestiame siano deceduti. Si tratta di eventi che hanno decimato l’agricoltura di sussistenza da cui dipende la sopravvivenza della maggior parte delle comunità e che hanno aggravato considerevolmente l’insicurezza alimentare.
Su settantanove contee, trentatré risultano gravemente danneggiate dalle inondazioni, che non hanno fatto registrare cali significativi dall’ultima stagione delle piogge. Le conseguenze sono particolarmente gravi negli Stati di Jonglei, Unity e dell’Alto Nilo, dove migliaia di persone sono sfollate e altre isolate all’interno di aree circondate da fossati che trattengono le acque alluvionali grazie a fango, rami e teli di plastica.
L’imminente stagione delle piogge minaccia di sommergere le comunità che si trovano in aree estremamente remote e i cui membri vivono già circondati da acque alluvionali.
Gli eventi climatici di questa portata peggioreranno in futuro, dal momento che tali condizioni estreme diverranno la norma e non saranno più l’eccezione. In tutto il mondo, alluvioni e siccità divengono più frequenti e intense. I Paesi in via di sviluppo, come il Sud Sudan, pur contribuendo in misura minima alle emissioni di carbonio ne sono colpiti in modo sproporzionato.
All’inizio di marzo, in occasione di una missione di cinque giorni ho visitato Old Fangak, Malakal, Jamjang e Bentiu e ho potuto riscontrare coi miei occhi l’impatto di queste alluvioni sulla vita delle persone. Mi sono recato anche al campo rifugiati di Yida, che, al contrario, soffre nella morsa di una siccità.
Accedere alle popolazioni più vulnerabili costituisce l’ostacolo principale per gli aiuti umanitari poiche’ le pessime condizioni, se non la totale assenza, di infrastrutture stradali rendono difficoltoso l’accesso degli aiuti a località remote come Old Fangak, dove la vecchia pista di atterraggio è completamente sommersa e attualmente inagibile.
Nonostante le molteplici criticità, i membri delle comunità locali sono stati estremamente generosi nei confronti delle persone in fuga da violenze o eventi climatici estremi, e spesso disposti a condividere le scarse risorse a propria disposizione. Tuttavia, hanno bisogno di sostegno continuo per scongiurare conseguenze devastanti.
A Old Fangak, ho incontrato una donna settantenne, costretta a fuggire in due occasioni, che ha passato giorni immersa in acque torbide cercando disperatamente di tappare con rami e fango un argine di terra permeabile alle inondazioni, affinché l’acqua non allagasse la piccola area in cui vive con la propria famiglia. Tutto cio’ e’ straziante.
In vista delle piogge, gli abitanti di Old Fangkak rimasti isolati hanno riferito di aver bisogno di pompe per l’acqua e di attrezzaturepesanti per erigere argini solidi e ammassare cumuli utili a tenere il bestiame sopra il livello dell’acqua.
L’UNHCR ha fornito teli impermeabili, zappe, vanghe e sacchi di sabbia per rafforzare le protezioni dalle inondazioni e sta inoltre supportando le famiglie sfollate a Malakal e in altre città.
Se l’Agenzia non riuscira’ ad aumentare gli aiuti alla popolazione del Sud Sudan, il combinarsi della crisi climatica con la prolungata situazione di insicurezza provocherà un’ulteriore riduzione delle risorse lasciando le persone senza mezzi per sopravvivere.
Sappiamo che, se non agiamo ora, i costi saranno elevati, con conseguenze devastanti dal punto di vista umano. È necessario agire rapidamente per evitare che aumenti il numero delle perdite, assicurare una migliore preparazione e garantire a tutti un futuro vivibile e sostenibile.
Per informazioni:
Condividi su Facebook Condividi su Twitter