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Giornata della memoria e dell’accoglienza (3 ottobre): In media 42 persone ogni settimana perdono la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale, una su cinque è un bambino

Comunicati stampa

Giornata della memoria e dell’accoglienza (3 ottobre): In media 42 persone ogni settimana perdono la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale, una su cinque è un bambino

Dichiarazione attribuibile a Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, Salvatore Sortino, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento Mediterraneo dell’OIM, e Nicola Dell’Arciprete, Coordinatore della risposta rifugiati e migranti dell’UNICEF in Italia.
2 Ottobre 2025
Italy. Remembrance ceremony for the victims of the 2013 Lampedusa Shipwreck

Senza risorse all’assistenza umanitaria e allo sviluppo meno stabilità e più viaggi pericolosi

“Sono trascorsi dodici anni dal naufragio al largo di Lampedusa che costò la vita a 368 persone e scosse profondamente le comunità del Mediterraneo ed oltre. All’epoca vi fu un appello diffuso al cambiamento e un impegno affinché una simile tragedia non si ripetesse mai più.

Eppure, oggi continuiamo a piangere vite perse in mare. Perché Il più delle volte questi viaggi pericolosi si trasformano in traumi, sofferenza e, tragicamente, in morte. Da quel giorno, in media 42 persone perdono la vita ogni settimana lungo la rotta del Mediterraneo centrale, e si stima che una su cinque sia un bambino. Con oltre 32.700 morti dal 2014, il Mediterraneo è diventato una trappola mortale per chi cerca sicurezza, un monito drammatico dei rischi affrontati dalle persone migranti e rifugiate.

Molte e molti che intraprendono questi viaggi fuggono da conflitti, povertà, discriminazioni, violenze nei Paesi di transito o di destinazione, e dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici.

È importante che la cooperazione internazionale rimanga forte, che i conflitti vengano affrontati e che vengano potenziati i canali migratori sicuri e regolari, per ridurre la dipendenza dai pericolosi viaggi in mare organizzati dai trafficanti.

Migranti e rifugiati partono dalla Tunisia su piccole barche di ferro o dalla Libia su pescherecci: imbarcazioni fragili e inadeguate per affrontare un mare così pericoloso.

Per fermare queste morti dobbiamo rafforzare il coordinamento di ricerca e soccorso a livello europeo, a sostegno dell’importante lavoro della Guardia Costiera italiana. La protezione della vita e della dignità umana devono restare al centro di ogni risposta.

Gli aiuti umanitari sono fondamentali per raggiungere le popolazioni con servizi essenziali e garantire protezione nei paesi colpiti da conflitti, violenza e calamità. Oggi, in un contesto di tagli ai fondi per l’aiuto umanitario e allo sviluppo, i più vulnerabili rischiano di perdere il sostegno necessario per restare e ricostruire.

Una cooperazione internazionale più forte e dotata di risorse adeguate, è fondamentale per affrontare le cause profonde, garantire protezione e rispetto dei diritti umani lungo tutto il percorso e assicurare che chi arriva via mare trovi protezione, sostegno e assistenza come previsto dal diritto internazionale.

La migrazione è una realtà che deve essere gestita con solidarietà e responsabilità condivisa tra gli Stati. Dobbiamo assicurarci che le politiche siano basate sul diritto umanitario internazionale e sui diritti umani, proteggano e tutelino il diritto di richiedere asilo e non spingano bambini e famiglie in situazioni ancora più pericolose.

UNHCR, OIM e UNICEF sono attive nei luoghi di arrivo e di transito per salvaguardare i diritti fondamentali e supportare le autorità nell’adozione di soluzioni sostenibili e sempre incentrate sulle persone.”

Note per la stampa:

L’analisi dei dati è stata prodotta utilizzando i dati sui migranti dispersi lungo la rotta del Mediterraneo centrale dal Missing Migrants Project dell’OIM (al 30 settembre 2025) e i dati demografici dall’Operational Data Portal dell’UNHCR (al 30 settembre 2025).

Secondo le registrazioni ufficiali dell’OIM, 620 bambini sono morti o scomparsi dal 2013. Tuttavia, molti naufragi lungo la rotta del Mediterraneo centrale non lasciano sopravvissuti o non vengono registrati, rendendo quasi impossibile determinare il numero reale di vittime infantili, che è probabilmente molto più alto. Le nostre stime si basano sul numero totale di dispersi e sul profilo demografico degli arrivi sulla stessa rotta, assumendo che i bambini rappresentino il 20% di tutti gli arrivi.