© UNHCR/Tiksa Negeri

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Il cambiamento climatico è la crisi che definisce il nostro tempo e le migrazioni forzate una delle sue conseguenze più devastanti. Intere popolazioni ne stanno già pagando le conseguenze, in particolare le persone che vivono nei Paesi più fragili colpiti da conflitti. 

Rifugiati, sfollati interni e apolidi sono tra i più colpiti dall’emergenza climatica. Molti vivono nei cosiddetti “hotspots” climatici, dove non hanno le risorse per adattarsi a un ambiente sempre più ostile. 

Dobbiamo agire ora per sostenere coloro che stanno pagando maggiormente il devastante impatto della crisi climatica. 

Dona ora

“Dobbiamo agire ora per poter rispondere ai futuri bisogni di protezione e per prevenire ulteriori spostamenti causati dal clima. Aspettare una nuova catastrofe non è un’opzione”. 

Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati

Cosa chiediamo? 

  • combattere l’impatto crescente e sproporzionato dell’emergenza climatica sui Paesi e le comunità più vulnerabili, in particolare gli sfollati e le persone che li ospitano; 
  • sostenere i Paesi e le comunità vulnerabili nei loro sforzi volti ad adottare misure di prevenzione e preparazione per evitare, minimizzare e affrontare lo sfollamento. 

LA CRISI CLIMATICA COLPISCE SOPRATTUTTO LE PERSONE PIU’ VULNERABILI IN FUGA DAI CONFLITTI. IL PARADOSSO È CHE A SUBIRE MAGGIORMENTE LE SUE CONSEGUENZE TRAGICHE SONO I PAESI E LE PERSONE MENO RESPONSABILI. STA ACCADENDO ORA, IL TEMPO STA PER SCADERE. 

L’UNHCR protegge e assiste le persone rifugiate e sfollate a causa degli effetti della crisi climatica, e li aiuta a prepararsi e ad affrontare disastri futuri.   

Gli effetti della crisi climatica sono numerosi

Costringono le persone a spostarsi, peggiorano le condizioni di vita oppure impediscono il ritorno degli sfollati nelle proprie terre. Le risorse naturali già limitate, come l’acqua potabile, continuano a ridursi in molte parti del mondo che ospitano i rifugiati. Le colture e il bestiame faticano a sopravvivere quando le condizioni climatiche diventano estreme, minacciando i mezzi di sussistenza. La crisi climatica accentua tensioni esistenti e può essere causa di conflitti. 

Ogni anno, in media, 20 milioni di persone abbandonano le loro case e i loro territori per l’intensificarsi di eventi metereologici estremi. Piogge intense, siccità prolungate, desertificazione, degrado ambientale, innalzamento del livello del mare, cicloni, tutto ciò costringe alla fuga intere comunità.  

  • Circa il 70% dei rifugiati e l’80% degli sfollati interni a causa di un conflitto proviene dai paesi maggiormente esposti dalla crisi climatica.  
  • Quattro rifugiati su dieci si trovano nei paesi più colpiti dalla crisi climatica, ospitati da comunità che vivono in condizioni altrettanto precarie. 
  • Nel 2021, nove sfollati su dieci hanno fatto ritorno in paesi o situazioni altamente vulnerabili dal punto di vista climatico.   

Migliaia di persone costrette ad attraversare i confini a causa della crisi climatica e catastrofi naturali. Persone che hanno diritto alla protezione internazionale e alla tutela dei loro diritti umani.  

I Paesi e le comunità meno responsabili del riscaldamento globale sono i più colpiti – e chiedono “Giustizia Climatica!“.   Allo stesso tempo, le popolazioni sfollate e le comunità ospitanti stanno già adottando misure, collaborando con le parti interessate a tutti i livelli per proteggere l’ambiente e rafforzare la resilienza dove è più necessario. 

Rifugiati climatici? 

Si definisce “rifugiato” una persona che ha attraversato un confine internazionale “per il fondato timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica” (Convenzione sui rifugiati del 1951). In alcuni contesti, la definizione si estende alle persone in fuga da “eventi che turbano gravemente l’ordine pubblico” (Convenzione dell’OUA del 1969 Dichiarazione di Cartagena del 1984). La crisi climatica colpisce le persone all’interno dei loro Paesi provocando una situazione di sfollamento interno prima di raggiungere livelli tali da costringere le persone ad attraversare i confini. Tuttavia, ci possono essere situazioni in cui potrebbero essere applicati i criteri della Convenzione del 1951 sui rifugiati o i più ampi criteri dei quadri normativi regionali in materia di rifugiati. Le persone possono chiedere lo status di rifugiato, ad esempio, quando gli effetti negativi della crisi climatica si intersecano con conflitti armati e violenze. Sulla base del suo studio “In Harm’s Way“, nel 2020 l’UNHCR ha pubblicato le Legal Considerations per guidare l’interpretazione e orientare la discussione internazionale su tali richieste. Tuttavia, il termine “rifugiato climatico” non è approvato dall’UNHCR ed è più corretto riferirsi a “persone sfollate nel contesto di disastri e crisi climatica”.